Presentato in anteprima alla 70° edizione del festival di Berlino il film italiano Favolacce dei fratelli D’Innocenzo. Ecco cosa ci hanno raccontato in conferenza stampa.
Dopo La Terra dell’Abbastanza Fabio e Damiano D’Innocenzo tornano dietro la macchina da presa per portare sullo schermo una favola dark ambientata nella provincia romana.
Elio Germano e Barbara Nicchiarelli sono una coppia semplice che vive con i due figli preadolescenti in una villetta a schiera. Genitori e figli si confrontano sullo sfondo di una realtà desolante, ruvida e a tratti grottesca. Favolacce è in concorso alla Berlinale 2020 e di seguito vi sveliamo cosa hanno raccontato i registi e il cast durante la conferenza stampa del festival tedesco.
Come è nato questo film?
D’Innocenzo: “La Terra Dell’abbastanza era un film di genere, ma lo abbiamo fatto per poter fare questo film di cui avevamo il copione già da molti anni, stava invecchiando. Se avessimo aspettato ancora a farlo sarebbe stato forse troppo tardi e non avremmo avuto lo stesso modo di vedere i bambini, senza giudicarli”.
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Cosa spinge le azioni dei bambini nel film? Potrebbe sembrare una vendetta nei confronti delle generazioni precedenti?
“La loro rabbia è trattenuta, compiono scelte legate al loro pudore, hanno preso coscienza di qualcosa che hanno visto e non vogliono prenderne parte. Non c’è uno spirito vendicativo alla base delle loro azioni”.
Quanto c’è di voi in questo film? I bambini vi rispecchiano?
D’Innocenzo: “Da piccoli eravamo conosciuti come “gli strani” perchè eravamo disillusi, timidi e malconci. Crescendo poi si trova una via per campare. Veniamo dalla periferia e ci riteniamo privilegiati. Siamo nati senza preservativo. Ma questo film parla della provincia non della periferia, e abbiamo creato il mondo di Favolacce come se si trattasse di una suburbia americana. Noi raccontiamo quello che vediamo e se usciamo per strada notiamo la freddezza e l’insensibilità verso il prossimo. Questo film rispecchia la nostra percezione della realtà”.
[Elio Germano] Sei qui a Berlino con due film. In uno sei l’artista Antonio Ligabue e qui un padre di famiglia violento.
Elio Germano: “Ogni personaggio è un’avventura diversa. Ligabue è un personaggio mostruoso ma ha un’anima delicata, mentre in Favolacce i personaggi hanno una esteriorità piacente che deve andare bene ai vicini di casa, ma nascondono qualcosa di mostruoso che poi esce fuori”.
Tornando ai bambini che sono i piccoli protagonisti del film. Potete spiegarci meglio la loro esperienza e il loro punto di vista?
D’Innocenzo: “Non poter condividere la paura crea una cappa di gelo, di freddezza e un certo malessere. Così si sentono i bambini in questo film e il film pensiamo sia un’analisi, nostro malgrado, del contemporaneo“.
Come ti sei trovata a lavorare con i fratelli D’Innocenzo?
Barbara Nicchiarelli: “Ho lavorato con grande margine di improvvisazione e questo mi ha dato una grande spinta perchè quando noi attori veniamo investiti di una fiducia, ci viene data una responsabilità autoriale e siamo coinvolti a tutto tondo in un progetto. Poi è stato divertente perchè è stata la prima volta che ho lavorato con due registi che firmavano lo stesso film“.
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