Uno studio condotto da The Lancet Respiratory Medicine mette a nudo la verità. Il reparto di terapia intensiva a Wuhan ha visto morire pazienti entro 28 giorni.
Emergono nuovi dettagli tutt’altro che incoraggianti nella lotta contro il Coronavirus. E questi dettagli riguardano in particolare la cura dei pazienti che versano in condizioni un po’ più critiche. Stiamo parlando dei soggetti presenti nei reparti di terapia intensiva presenti nei vari ospedali. Uno studio appena pubblicato ha reso noto che questi reparti presentano una percentuale molto alta di pazienti, in condizioni già critiche, e la cui vita viene messa a serio repantaglio dall’aver contratto il Coronavirus.
Lo studio è stato pubblicato su The Lancet Respiratory Medicine dal gruppo coordinato dal You Shang. Si tratta del gruppo che lavora presso l’Università di Scienza e Tecnologia di Huazhong in Cina. Qui si legge che sono 52 i pazienti le cui condizioni sono state tenute sotto controllo, oltre che dai medici, anche dagli studiosi. Tutti erano ricoverati nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Wuhan, la città in cui tutto ha avuto origine. E i numeri che sono stati determinati da questo studio hanno portato alla luce un alto tasso di mortalità.
Questo tasso ammonta ben al 60% e riguarda un periodo di tempo che non supera i 28 giorni. Si tratta di 35 uomini e di 17 donne, con una età media di 60 anni e tutti ricoverati in un range temporale che oscilla tra fine dicembre e fine gennaio. Il 98% dei soggetti rientranti in questo studio presentavano febbre, mentre due su cinque soffrivano di qualche malattia cronica. Il 71% dei pazienti oggetto dello studio è stato sottoposto a un intervento sotto ventilazione meccanica, mentre due soggetti su tre hanno manifestato una sindrome respiratoria acuta.
Sulle 52 persone ricoverate in terapia intensiva, sono stati in 32 a perdere la vita entro i suddetti 28 giorni. La maggior parte di loro è riuscita a sopravvivere dopo massimo due settimane in reparto. A risultare tra le persone più a rischio sono quelle di almeno 65 anni di età, colpite da altre patologie oltre alla sindrome respiratoria acuta dovuta al virus. A rendere ancor più complicata la diagnosi per 6 delle 52 persone studiate, il fatto che la febbre sia emersa – seppur molto alta – dopo almeno due giorni dal ricovero in terapia intensiva.
Il tasso di mortalità di questi soggetti è apparso più alto rispetto ai pazienti gravi colpiti dalla Sars. Questo tasso è quasi uguale ai soggetti critici con la Mers.
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