La Corte di Cassazione annulla e dispone un nuovo processo per i presunti casi di abusi sessuali nei confronti di un allenatore giovanile.
I fatti risalgono al 2009: una denuncia viene presentata alla stazione dei Carabinieri di Noventa, nel padovano. Un bimbo di soli cinque anni lamenta di essere stato oggetto dell’interesse sessuale del suo allenatore. Le indagini si allargano e vengono fuori altre denunce, tre in tutto, di bambini in età prescolare. Un allenatore diplomato all’ISEF e con un regolare patentino della Federcalcio, Davide Z., viene accusato di molestie sessuali aggravate. Per istruire il processo occorrono diversi anni. Parallelamente al corso penale l’allenatore chiude con tre transazioni economiche, due da 10mila euro e una da 15mila la sua posizione con le famiglie dei bambini che avevano fatto aprire l’indagine. Ma il processo va avanti lo stesso.
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La Cassazione ha accolto quelle che erano state le obiezioni presentate fin dall’inizio del processo da parte della difesa dell’allenatore. Gli ermellini hanno rilevato “l’assenza di qualsiasi conseguenza traumatica sui bimbi” sottolineando anche che “in sede di incidente probatorio i bambini avevano affermato di non ricordare nulla dei fatti imputati” all’allenatore ripetendo anzi più volte che il maestro li aiutava solo a fare la pipì.
La sentenza depositata oggi dai giudici della Cassazione annulla dunque il verdetto della corte di appello sostenendo che manchi un’adeguata risposta per superare gli elementi di perplessità e di dubbio sui racconti dei bambini.
A fronte di queste “censure”, la Cassazione ritiene che la Corte di Venezia si sia “limitata a condividere il giudizio dei giudici di primo grado” del Tribunale di Padova “colmando le lacune dei racconti dei minori che non sarebbero tuttavia sufficienti a definire una condanna in senso definitivo.
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I legali dell’allenatore, Paolo Marson e Andrea Micozzi, hanno espresso soddisfazione per la sentenza della Cassazione che ricalca quelle che erano le loro tesi difensive. L’allenatore, che ora ha quarant’anni, e vive a Limena, era stato condannato nel settembre scorso a sette anni di carcere ed era stato espulso dai quadri della Federcalcio fin dall’inizio dell’indagine, oltre dieci anni fa.
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