Walter Ricciardi ha dichiarato che esiste un concreto rischio di epidemia sul coronavirus. Ma la situazione sarà più chiara tra due settimane.
Secondo Walter Ricciardi, l’Italia paga al momento il fatto il fatto di non aver messo subito in quarantena tutte le persone che sono sbarcate dalla Cina. Un fatto questo, che potrebbe aver contribuito al diffondersi del coronavirus nel nostro paese. Intervistato dai giornalisti della Stampa, il membro del consiglio esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha affermato che: “quando vengono contagiati i medici significa che non si sono messe in campo le pratiche adatte, oltre al fatto che il virus è molto contagioso.”
Sempre Ricciardi ha poi precisato: “Francia, Germania e Regno Unito seguendo l’Oms non hanno bloccato i voli diretti e hanno messo in quarantena i soggetti a rischio e hanno una catena di comando diretta, mentre da noi le realtà locali vanno in ordine sparso. C’è il forte rischio che i focolai diventino un’epidemia. Lo sapremo tra due settimane”.
In ogni caso secondo Ricciardi, l’aumento esponenziale del numero di persone contagiate è un “caso da manuale in cui una o più persone vengono contagiate da chi arriva da un luogo di epidemia, e poi ci sono dei contagiati secondari con lo stesso tempo di incubazione”.
A Ricciardi è stato anche chiesto se l’Italia rischia una situazione simile a quella che sta accadendo in Asia. La sua risposta è stata negativa. A suo parere, in Cina il problema è stato molto sottovalutato per circa un mese. In Italia invece, le autorità, pur con qualche difetto, stanno prontamente reagendo.
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Rispondendo anche ai giornalisti del Sole 24 Ore, il membro dell’Oms ha dichiarato che: “potremmo essere di fronte alla punta dell’iceberg e quindi potrebbero esserci altri focolai in Italia come nel resto del mondo. Se metteremo in atto tutte le precauzioni del caso come si sta facendo ora isolando i casi e circoscrivendo le aree a rischio l’allarme potrebbe finire verso maggio-giugno come accade con la Sars, visto che il caldo ne rende più difficile la diffusione”.
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