E’ panico nell’ospedale di Codogno. La struttura da dove è passato il primo contagiato in Italia, non è quella che vogliono raccontare. Lo sfogo di un infermiere.
Erano rimasti al lavoro fino a sabato gli operatori sanitari della terapia intensiva dell’ospedale di Codogno: erano di turno la sera del 20 febbraio, quando si è scoperto che un 38enne ricoverato con gravi problemi respiratori era positivo al coronavirus. Sono rimasti in servizio, senza batter ciglio, attaccati al lavoro e al loro reparto, fino all’arrivo dei colleghi – con le dotazioni adatte – che hanno potuto dare loro il cambio. Poi però non sono andati a casa ma in isolamento, come prevedono le misure per evitare ulteriore contagio. E’ solo un esempio di cosa sta succedendo a Codogno.
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Ma in pochi sanno che là dentro la situazione è diventata insostenibile, ed è un infermiere del nosocomio, interpellato dall’Ansa, a raccontare il grande disagio. “Tutto ciò che dicono non è vero, non c’è niente sotto controllo”.”E’ il panico assoluto, l’ospedale è chiuso al pubblico e i parenti dei degenti continuano a chiamare preoccupatissimi per i loro familiari ricoverati, che oggi sono stati sottoposti al tampone”. “La mia impressione – dice ancora l’infermiere – è che prima hanno lasciato scappare i buoi e poi hanno chiuso la stalla”.
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