Chiuse le sedi produttive Armani in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Trentino e Piemonte. Sfilata a porte chiuse a Milano anche per Laura Biagiotti, Tod’s opta per lo smart working.
Arrivano anche le prime decisioni da parte di grandi produzioni e brand famosi che operano in Italia. Ovviamente l’intento principale è quello di garantire la massima incolumità ai propri dipendenti in questi giorni. Il Coronavirus, infatti, sta spopolando sempre di più nel nostro Paese e sta mettendo in ginocchio soprattutto il Nord Italia. Ecco allora che, ad esempio, alcune tra le più importanti griffe di moda del nostro Paese si stanno mobilitando per prenere decisioni sui propri stabilimenti e sui metodi di lavoro da seguire a stretto giro di posta.
È il caso, ad esempio, di Armani, uno dei protagonisti assoluti della Milano Fashion Week. Lo stilista meneghino ha deciso di non aprire al pubblico il proprio defilè, avvenuto nelle scorse ore. La sfilata delle sue modelle con i nuovi frutti della sua casa di moda è avvenuta infatti a porte chiuse. La stessa decisione l’aveva presa anche Laura Biagiotti nel corso della presentazione dei suoi nuovi prodotti. Ma ecco che Armani ha preso una nuova decisione, questa volta in favore dei propri dipendenti che lavorano in alcune regioni in Italia.
Giorgio Armani, infatti, ha dato il diktat di chiudere per almeno una settimana le proprie sedi di lavoro. E non facciamo riferimento solo ai vari uffici della nota casa di moda, che si trovano a Milano. Chiuderanno anche le sedi produttive che si trovano per la precisione in cinque regioni italiane. Si tratta degli stabilimenti che sono ubicati in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Trentino e Piemonte. Al personale coinvolto in questa chiusura forzata, e legata a una misura di sicurezza per fronteggiare l’emergenza data dal Coronavirus, non verranno trattenuti i giorni di ferie pari al periodo di permanenza forzata fuori dal posto di lavoro.
Come detto Armani, così come Laura Biagiotti, non ha presentato al pubblico la propria nuova collezione durante la Milano Fashion Week. Ma altre griffe di alta moda italiane si stanno mobilitando per garantire la sicurezza e l’incolumità ai propri dipendenti. Come nel caso di Tod’s che ha deciso di far proseguire la propria catena lavorativa attraverso lo smart working, ovvero il lavoro da casa. Verranno limitate per qualche giorno anche le traferte di lavoro. Gucci e Versace, invece, non hanno ancora preso una decisione sul prosieguo delle proprie attività.