Dopo il caso di Codogno le donne incinta si chiedono cosa può capitare al figlio ancora in grembo in caso di contagio. “Il rischio è lo stesso per tutti”. Intervista a Susanna Esposito, direttrice della Clinica Pediatrica dell’Ospedale Pietro Barilla di Parma.
Tutta Italia ormai ha paura, Due morti per coronavirus in Lombardia e Veneto. E le donne incinta sono spaventate dalla notizia della moglie del 38 enne infettato a Codogno che, in stato di gravidanza, è rimasta a sua volta contagiata. Repubblica ha raccolto un’intervista con Susanna Esposito, direttrice della Clinica Pediatrica dell’Ospedale Pietro Barilla di Parma e presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive. “Come tutte le infezioni virali, anche nel coronavirus c’è la possibilità che una madre la passi al figlio. Sino ad oggi però non abbiamo notizia, e neppure dati certificati dai cinesi di trasmissione durante la gravidanza”. Se la donna incinta e positiva non deve temere, per il bimbo i rischi sono gli stessi di tutti”.
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Quali sono le precauzioni da adottare per una donna incinta. “Uguali a quelle di tutti gli altri – risponde la direttrice – lavarsi le mani spesso e bene col sapone, evitare luoghi e contatti a rischio. Devono stare tranquille le future mamme: il pericolo per loro non è maggiore o diverso che per il resto della popolazione”. Le donne, tuttavia, continuano ad avere paura, soprattutto per il destino del nascituro. “Mettiamo in chiaro – replica Esposito – che più la donna ha sintomi forti, e quindi carica virale, più elevata è la possibilità di trasmettere l’infezione. Non sappiamo esattamente l’impatto negli ultimi mesi di gestazione, ma abbiamo dati riguardo a cosa le infezioni virali possono provocare all’inizio della gravidanza: aborti ma anche problemi allo sviluppo polmonare o neurologico del feto. Si consiglia il parto cesareo, nei casi di infezione virale, dopo la 34 settimana, perché riduce il pericolo di contagio al neonato durante il parto”.