Spuntano i primi casi in Libano, l’Iran fa registrare altri due morti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di modalità e luoghi diversi per la diffusione del Coronavirus.
L’allarme per la diffusione e il contagio del Coronavirus è ormai di portata mondiale. La situazione non riguarda più soltanto la Cina e in particolare le zone che circondano la provincia di Wuhan. E non è solo l’Italia ad affrontare la situazione di casi di contagio o addirittura di decessi per il presunto arrivo dell’epidemia. Sono diversi i punti della Terra in cui si registrano nuovi casi di persone infette, attualmente ricoverate o addirittura incapaci di sopravvivere. Anche al di fuori del continente asiatico, dunque, si fanno i conti con il COVID-19.
I nuovi focolai oltre all’Italia arrivano anche in altri territori lontani dalla Cina. Come nel caso del Libano, in cui si è registrato nelle corse ore il primo caso di contagio da Coronavirus. O come l’Iran, che sempre ieri ha visto raddoppiare, da 2 a 4, il numero di persone decedute. Tornando in Asia, è scoppiata una vera e propria epidemia in Corea del Sud, con il numero di casi che è salito da poco più di 50 a oltre 400. Ma la paura cresce anche in altre regioni della Cina, visto che si è registrato un picco di contagio in cinque carceri nelle province di Shandong, Zhejiang e Hubei.
Ma non sono solo queste province a far salire la paura in Cina. Si parla infatti della possibilità che il Coronavirus possa essere già arrivato anche a Pechino. A scopo puramente precauzionale è scattata la quarantena per due ospedali della capitale cinese, mentre un intero quartiere avrebbe fatto registrare una densità di infezione seconda solo a quella fatta registrare a Wuhan. Intanto, proprio nella città che nel frattempo si è trasformata in un deserto si progetta la costruzione di nuovi ospedali. Nelle prossime settimane, infatti, potrebbero vedere la luce 19 nuove strutture provvisorie, per un totale di circa 30mila posti letto.
E intanto anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’allarme sulla gestione dell’epidemia su scala mondiale. Il presidente Tedros Adhanom Ghebreyesus sostiene che “siamo ancora in una fase in cui è possibile contenere il epidemia” e che “la finestra si sta restringendo“. In quest’ultima frase si fa riferimento alla possibilità sempre meno probabile di fermare l’epidemia su scala mondiale. Gli fa eco Sylvie Briand, direttrice del dipartimento Global Preparedness for Infectious Risks all’Onu. “Vediamo che la situazione sta cambiando – dice – . Non solo aumenta il numero di casi, ma stiamo anche assistendo a diversi modelli di trasmissione in luoghi diversi. Stiamo cercando di dare un senso a tutte queste diverse situazioni nel mondo“.
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