Non sembra arrestarsi in alcun modo il numero dei contagi da coronavirus nel mondo: dopo l’Italia, che tra Lombardia e Veneto ha già superato i 50 casi di infezione, arriva da Israele la notizia che alcuni turisti coreani sono tornati in patria insieme ad un ospite indesiderato.
Secondo quanto riportato dalle fonti locali, sarebbero 9 i coreani infetti che avrebbero soggiornato di recente (e per diverso tempo) in Israele, visitandone i Luoghi Santi. Il ministero della sanità israeliano ha dunque lanciato un allarme dopo che il gruppo di pellegrini cristiani è ritornato definitivamente in patria, comunicando l’entrata in vigore delle dovute misure precauzionali.
Al momento si sta già provvedendo a ricostruire la rete di spostamenti tessuta dai coreani all’interno del Paese, e sono già partite le indagini per capire chi sia entrato in
contatto ravvicinato e prolungato con loro. Nel frattempo, il messaggio del ministero parla chiaro: tutti coloro che sanno o sospettano di essere venuti a contatto con i membri di quel gruppo, dovranno mettersi in quarantena.
l ministero della sanità israeliano ha pubblicato un elenco comprendente tutti i luoghi di interesse visitati dal gruppo durante il suo pellegrinaggio santo, e nel quale figurano Netanya, Cesaria, Nazareth, il Mar di Galilea, il Mar Morto, Beersheba, Gerusalemme e la città di Hebron in Cisgiordania.
Il messaggio del ministero è arrivato poco dopo che un reporter della BBC a Seoul ha reso noto come ben 9 sudcoreani partito di recente con un tour di gruppo in Israele organizzato dalla Chiesa cattolica (e nel quale vi ha partecipato un totale di 77 persone) si sono rivelati positivi al test da coronavirus al momento del loro rientro in patria.
Ciò che rimane ancora da chiarire, tuttavia, è se i 9 sudcoreani siano partiti per Israele con già l’infezione in corso. Del resto, come quanto confermato dagli ultimi ritrovati della ricerca, i sintomi del virus possono richiedere fino a due settimane e forse anche più, prima che inizino realmente a manifestarsi.
Wadih Abu Al-Nasr, portavoce del Vaticano in Israele, si è espresso in merito alla delicata faccenda durante un intervento per Channel 13: “Stiamo cercando di chiarire se qualcuno delle chiese locali era in contatto con loro” avrebbe sottolineato il portavoce. Che poi ha proseguito: “Spero che non siano stati infettati in Israele. Auguro loro una pronta guarigione, e spero e prego che nessuno dei nostri connazionali sia stato infettato da questo virus così problematico”.
Nel frattempo, comunque, la Corea del Sud si sta portando dietro un bilancio che comprende oltre 400 casi di infetti da coronavirus, e vive col timore che il bilancio delle vittime (attualmente fermo a soli due casi) possa crescere.
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