L’ex brigatista ha fatto sapere che tornerà in carcere a breve. “Il reddito non mi bastava neanche per l’affitto, posso sopravvivere solo in galera”, ha dichiarato Raimondo Etro.
Torna a parlare Raimondo Etro. L’ex membro delle Brigate Rosse, uno degli esecutori del sequestro di Aldo Moro, è stato protagonista nei giorni scorsi. In particolare, a riportarlo alla ribalta era stata la sua presenza alla trasmissione “Non è l’Arena” su La7. In quella occasione finì per scontrarsi con Luca Telese e Daniela Santanchè, fino a essere cacciato dallo studio. In quel caso, citando un libro di Graham Greene, esclamò che è “meglio avere le mani sporche di sangue, che non di acqua”. Una frase che non poteva non fare discutere.
Intervistato da TPI, Raimondo Etro ha svelato di non aver più percepito il reddito di cittadinanza. In ogni caso, l’ex brigatista ha affermato che non ci sono legami con le recenti polemiche mediatiche. La questione è relativa al fatto che Etro non aveva reso nota la mancata comunicazione di cittadinanza. “Ho ricevuto a gennaio l’ultimo accredito. Ma le polemiche televisive non c’entrano niente. Me lo hanno ritirato perché non ho comunicato una variazione di residenza. È una questione semplicemente burocratica“.
Raimondo Etro fa sapere quali sono le cause della rimozione del reddito di cittadinanza dalle sue disponibilità. E spiega che intende scontare la pena che riceverà. “Le norme sul reddito di cittadinanza prevedono per la mancata comunicazione di residenza una pena da uno a tre anni, per la quale sono stato già interrogato dalla Guardia di Finanza. Mi sono dichiarato colpevole e chiederò di essere giudicato subito, con la speranza che mi condannino immediatamente, perché in questo momento, senza reddito di cittadinanza, non ho neanche la possibilità di sopravvivere. Pago 800 euro al mese di affitto e con il reddito di cittadinanza prendevo 780 euro, che comunque non mi bastavano“.
Raimondo Etro torna in carcere
“L’unico modo per sopravvivere, così, è il carcere”, svela Raimondo Etro a proposito delle sue disponibilità economiche. L’ex brigatista ha parlato anche di quelle che sono state anche le conseguenze sul piano legale, proprio per aver percepito il Reddito di Cittadinanza. “Mi è costato una querela per diffamazione da parte dell’ex brigatista Federica Saraceni, una querela da parte della consigliera comunale di Fratelli d’Italia Rachele Mussolini e ora un’indagine per non aver comunicato questa variazione di residenza”. Etro svela che aveva dato residenza a due parenti, senza comunicarlo, pertanto stava truffando lo Stato in maniera inconsapevole.
Dunque Raimondo Etro tornerà in carcere, per scontare la pena che gli è stata comminata. E allora ecco che spiega perchè sembra quasi sereno all’idea di tornare in cella. “Mi consegnerò per la seconda volta al carcere e almeno la pena da uno a tre anni la sconterò lì. Non è il luna park, ma l’unica alternativa è una scatola di cartone alla stazione Termini. E sinceramente a fare il barbone non mi ci vedo. Con le condizioni di salute che ho, almeno in carcere mangio tre volte al giorno, ho un posto dove dormire e l’assistenza medica. Non ho nessuno. Ho un figlio che abita da qualche parte, con il quale non ho più rapporti. Vive in una casa popolare insieme alla sua compagna e a mia nipote“.
Si parla anche della frase pronunciata a “Non è l’Arena“. In questo senso Etro si difende, dicendo di non sentirsi pentito. Ma anche di non aver legato quelle parole alla sua attività da brigatista. “Quella non era una frase apologetica riguardo al mio passato, dal quale ho già preso le distanze. La mia è stata una risposta alle provocazioni che per tre volte mi hanno fatto, invitandomi in una trasmissione con persone di un certo tipo. Quella frase era una citazione di Graham Green, semplicemente una frase. Senza alcuna intenzione apologetica. Io ho abbandonato le Brigate Rosse nel 1980 e non ho più avuto contatti. E ora mi ritrovo in questa posizione“.