Militare esposto ad amianto: dichiarata inammissibile l’istanza del ministero dell’Economia e delle finanze. Si chiedeva di sospendere l’esecutività di una sentenza di primo grado del tribunale di Grosseto. Nel dicembre 2019 quest’ultimo ha riconosciuto lo status di vittima del lavoro a un militare della guardia di finanza. Questi si era ammalato dopo essere stato esposto per ragioni professionali all’amianto
La corte di appello di Firenze ha respinto, dichiarandola inammissibile, l’istanza con la quale il ministero dell’Economia e delle finanze chiedeva di sospendere l’esecutività di una sentenza di primo grado del tribunale di Grosseto che nel dicembre 2019 ha riconosciuto lo status di vittima del lavoro a un militare della guardia di finanza ammalatosi dopo essere stato esposto per ragioni professionali all’amianto. La corte, dando ragione al militare, gli ha attribuito anche le prestazioni relative, tra cui un assegno vitalizio e un’elargizione speciale. Lo ha reso noto l’Osservatorio nazionale amianto (Ona).
La vicenda è stata ricostruita nei dettagli dall’Ona. “Il militare, luogotenente delle Fiamme gialle, per 33 anni, in qualità di motorista e capo macchine è stato esposto a polveri e fibre di amianto ammalandosi di asbestosi e placche pleuriche. Per tali ragioni ha chiesto ed ottenuto il riconoscimento di causa di servizio dal ministero dell’economia e delle finanze”. Il ministero, tuttavia, non ha accettato la decisione. In un secondo momento ha revocato il suo stesso provvedimento costringendo il legale del militare e presidente dell’Ona, Ezio Bonanni, a fare ricorso al tribunale di Grosseto.
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Nel giudizio di primo grado il consulente tecnico del tribunale ha confermato come “la malattia del luogotenente fosse legata all’esposizione per motivi di servizio ad amianto senza cautele”. Successivamente, il 17 dicembre 2019 il giudice ha riconosciuto all’ uomo lo status di vittima del dovere con l’attribuzione di tutte le prestazioni connesse (assegno vitalizio e speciale elargizione). Ma il ministero ha proposto appello – diversamente da quanto appreso in precedenza – chiedendo tra l’altro la sospensione dell’esecutività. La corte di appello di Firenze, nell’ ordinanza del 13 febbraio 2020, ha dichiarato inammissibile l’istanza per la sospensione. Confermando, di fatto, le tutele già prestabilite all’operaio vittima dell’esposizione ad amianto.
Al momento in Italia, secondo l’ Aiom, sarebbero ben 5.500 le persone affette di mesotelioma, tumore che si sviluppa sul mesotelio, la membrana che riveste la parete interna di torace, addome e cuore. A provocarlo – nella maggior parte dei casi – è l’esposizione all’amianto. Le fibre cancerogene si depositano soprattutto sulla pleura, la pellicola che avvolge i polmoni, e lì si annidano.
La patologia colpisce di più la popolazione maschile, anche alla luce della storia lavorativa individuale e della tipologia di lavori effettuati. Dei 1.800 casi stimati per il 2018, 1.300 riguardano uomini e 500 donne. L’ incidenza più alta è tra gli over 60, verosimilmente dovuta alla maggiore esposizione e alla lunga prestazione lavorativa che lascia i suoi effetti. Il tumore può palesarsi anche dopo 40 anni dall’inalazione dell’asbesto.
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