Dati allarmanti quelli che arrivano dai fiumi e dai laghi italiani in pieno inverno. Il fiume Po è in secca, come fossimo nel mese di agosto, causa mancanza di precipitazioni. E la Coldiretti lancia un allarme, data la situazione critica.
Il cambiamento climatico continua a colpire e ad impattare negativamente sull’ambiente. Se di recente avevamo parlato della nuova “invasione” del calabrone gigante asiatico in Europa, ora arrivano nuovi dati allarmanti direttamente dalla nostra penisola.
Lungo tutta l’Italia, infatti, si sta facendo i conti con un “clima anomalo che ha mandato in tilt la natura“. La temperatura stagionale risulta superiore di 1,65 gradi rispetto alla media storica, e questo secondo le elaborazioni su dati Isac Cnr relativi al mesi di dicembre e gennaio. A rimetterci, tra l’altro, è anche il fiume Po, attualmente in secca come fossimo nel mese di agosto.
Secondo la rilevazione effettuata dalla Coldiretti, il livello idrometrico del Po, così come quello dei grandi laghi, risulta sensibilmente maggiore rispetto alla media stagionale. In particolare, questi ultimi mostrano percentuali di riempimento veramente bassissime, che vanno dal 25% per il lago di Como al 28% del lago d’Iseo.
Per quanto riguarda il livello idrometrico del Po, invece, la Coldiretti ha rilevato che al Ponte della Becca, nel Pavese, è di -2,4 metri – lo stesso livello di metà agosto scorso. Una situazione critica, questa, dovuta soprattutto alle alte temperature e alla siccità, e che ha spinto l’Autorità distrettuale di bacino a convocare, per il 6 marzo prossimo, l’Osservatorio sulle crisi idriche.
Un incontro necessario, questo, che servirà soprattutto per fare il punto della situazione e prendere atto di come poter affrontare ulteriori (e probabili) riduzioni dei livelli idrometrici che rischiano di toccare il 20%.
Dati i numeri preoccupanti e anomali, la Coldiretti ha lanciato un allarme, sottolineando come “nel centro sud la situazione è ancora più difficile con l’allarme siccità in campagna che è scattato a partire dalla Puglia“. Nella regione, infatti, i dati mostrano una disponibilità idrica che “è addirittura dimezzata negli invasi rispetto allo scorso anno, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Anbi”.
Ma anche in Umbria la situazione grava e non poco, dato che è stato registrato il “75% di pioggia in meno rispetto allo scorso anno caduta nel mese di gennaio”; mentre in Basilicata “mancano all’appello circa 2/3 delle risorse idriche disponibili rispetto allo steso periodo del 2019”.
Le conseguenze del clima estremo e anomalo, però, si registrano anche in Sardegna, dove il Consorzio di Bonifica di Oristano ha “addirittura predisposto a tempo di record l’attivazione degli impianti per l’irrigazione per garantire acqua ai distretti colpiti dalle grave siccità”; così come anche in Sicilia, dove “i campi sono aridi e i semi non riescono neanche a germinare”.
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