Grande emozione all’Università La Sapienza di Roma per la presenza della senatrice a vita Liliana Segre che al termine del suo incontro pubblico ha voluto incontrare lo studente di destra.
La cosa più bella del lungo incontro celebrativo alla Sapienza, dove ritira la Laurea Honoris Causa per il suo impegno civile nella ricostruzione storica dell’olocausto, Liliana Segre lo riserva con un fuori programma. L’incontro è ormai finito, il protocollo si è esaurito: lentamente la senatrice a vita guadagna l’uscita tra molti studenti che vogliono stringerle la mano o anche semplicemente salutarla.
A un certo punto riconosce Valerio, lo studente simpatizzante di destra (“ma non sono assolutamente fascista” dice lui ai cronisti) e decide di avvicinarlo. Qualcuno la trattiene, Valerio è stato contestato vivacemente da altri studenti per la sua posizione ‘non omologata’ alla presenza della Segre. Ma la senatrice fa di testa propria: “Ciao Valerio, come stai? Hai il ciuffo come mio nipote…” il ragazzo saluta garbatamente e le stringe la mano in modo un po’ufficiale e imbarazzato. “Posso darti un bacio? O sono troppo vecchia?” La tensione si stempera: i due si abbracciano e si baciano. Valerio è addirittura emozionato e accenna un saluto con la mano prima che la donna si allontani con un ultimo sguardo. È un momento molto intenso che viene ripreso da molti.
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Nel corso del suo intervento, scritto minuziosamente ma di frequente interrotto da interventi improvvisati e a braccio, la senatrice a vita ha voluto ricordare il suo grande maestro, Primo Levi. Poi ricorda il dramma della deportazione: “All’arrivo nei campi venivano rasati i capelli: era una privazione della femminilità, questa rasatura obbligata la aspettavo in fila. Passò una kapò. Avevo una chioma nera selvaggia e questa donna decise che la mia chioma era troppo bella per essere tagliata. Rimasi l’unica con i capelli, tra 31 ragazze che non li avevano più. Naturalmente dopo pochi giorni si coprirono di pidocchi, mi fu visto passeggiare un pidocchio sul viso e fui mandata da sola nel gelo: mi venivano disinfestati i capelli e fui rapata”.
L’impegno politico: “Quando sono entrata in Senato l’unica cosa che potevo fare era combattere tutto quello che ha segnato per sempre la mia vita. Non c’è limite all’odio né all’indurre ad odiare, tantissimi possono essere i modi, le ragioni. I ragazzi sono straordinari, hanno la forza della vita e della scelta, è bello insegnare loro a non odiare”.
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“Dedico questo riconoscimento a mio padre – conclude la Segre nel suo intervento – è l’uomo più importante della mia vita, ucciso per la colpa di essere nato. Polemiche? Le ignoro..”. O forse in qualche caso le affronta: come nel caso di Valerio, il nemico incontrato per un bacio sulla guancia e una stretta di mano.
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