Scatta il sequestro documenti di monsignor Perlasca: il provvedimento della Magistratura del Vaticano è stato eseguito dal Corpo della Gendarmeria. I fatti si riferisconono all’inchiesta sugli investimenti finanziari e immobiliari. Lo scorso ottobre ha già portato alla sospensione di cinque dipendenti della Santa Sede
Questa mattina, informa un comunicato della Sala Stampa vaticana, nell’ambito di una perquisizione ordinata dal Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, e dall’Aggiunto Alessandro Diddi, è stato eseguito il sequestro di documenti e apparati informatici presso l’ufficio e l’abitazione di monsignor Alberto Perlasca, già Capo ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato. Perlasca, comasco, 59 anni, dal luglio 2019 Promotore di Giustizia sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura apostolica, diventa dunque il sesto indagato dell’inchiesta. L’inchiesta, che lo scorso ottobre aveva visto cinque dipendenti della Santa Sede indagati e sospesi, si allarga ulteriormente.
“Il provvedimento – si legge nel comunicato divulgato questa mattina – assunto nell’ambito dell’inchiesta sugli investimenti finanziari e nel settore immobiliare della Segreteria di Stato. E’ da ricollegarsi, pur nel rispetto del principio della presunzione di innocenza, a quanto emerso dai primi interrogatori dei funzionari indagati e a suo tempo sospesi dal servizio”.
“L’Ufficio del Promotore e il Corpo della Gendarmeria – conclude la nota della Sala Stampa – volgono nella direzione di proseguire gli accertamenti. Presto verremo a conoscenza di ulteriori dettagli e aggiornamenti”. Come noto l’indagine è volta a verificare la sussistenza di ipotesi di reati pesanti quali il peculato, l’abuso di autorità e la corruzione. Alla base dell’iniziativa della magistratura ci sono state le denunce frutto di attività già svolte da organismi finanziari e di controllo vaticani, lo Ior e il Revisore generale. Organismi finiti sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti.
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Il principio della presunzione di innocenza resta specificato nella nota, anche se la documentazione esaminata in questi mesi parrebbe rafforzare i presupposti dell’ipotesi accusatoria. Una posizione che sembrerebbe aggravata secondo le indagini delle ultime settimane. È possibile che l’attività istruttoria, anche se non ci sono ancora conferme ufficiali in tal senso, si concluda prima dell’estate.
A tal proposito, Papa Francesco aveva fatto cenno all’inchiesta riguardante la gestione di fondi e di immobili (come quello di Sloan Avenue a Londra), esprimendo la propria posizione sul coinvolgimento del Vaticano. “Possiamo definirle situazioni finanziarie sospette, che al di là della eventuale illiceità, mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa, e che hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli”. “Un dato positivo – aveva rimarcato il Pontefice nel corso del suo intervento – è che proprio in questo caso, le prime segnalazioni sono partite da autorità interne del Vaticano, attive, sia pure con differenti competenze. I settori della economia e finanza avevano in primis denunciato queste anomalia. Questo dimostra l’efficacia e l’efficienza delle azioni di contrasto, così come richiesto dagli standard internazionali”.
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