Accerchiato e picchiato da cinque uomini perché gay. E’ accaduto a uno studente universitario ventenne a Lambrate, quartiere di Milano, la notte tra venerdì e sabato.
A denunciare l’episodio organizzazione Rete della conoscenza Milano, movimento femminista Lgbt.
“Durante questo weekend un nostro compagno è stato aggredito da un gruppo di fascisti – scrive sui social Rete della conoscenza -. Lo hanno accerchiato in una strada poco illuminata dopo averlo seguito avendolo riconosciuto al suo passaggio, essendo il compagno da sempre in prima linea nelle battaglie transfemministe della comunità LGBT+, esponendosi spesso pubblicamente su temi come l’omotransfobia, l’antifascismo, l’educazione sessuale e la mascolinità tossica.
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Una volta raggiunto gli hanno schiacciato la faccia contro un muro alternando insulti a schiaffi. Fortunatamente l’episodio è durato poco, visto che il passaggio di altre macchine ha indotto gli aggressori a fuggire”. “Non solo dobbiamo stringerci in solidarietà come comunità politica e umana intorno ad un nostro compagno – prosegue il post – ma è più che mai necessario immaginare e mettere in pratica un modello di abitare la città che impedisca che avvengano episodi come questo. Il nostro compagno sta bene, ma poteva finire molto peggio così come poteva toccare a chi non ha la fortuna di essere spalleggiato da una comunità politica. Non crediamo nei gesti eroici, anzi, davanti a una violenza squadrista, come qualunque altra forma di prevaricazione, nessuno è tenuto a essere “forte” e non spezzarsi”.
Quindi la denuncia: “Non è la prima volta che un episodio del genere avviene nella Milano aperta e “gay friendly”, non è la prima volta che chi si espone venga attaccato e chissà perché le aggressioni avvengono lontane dai muri arcobaleno della panchina della fermata della metro di Porta Venezia.
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Ed ecco che bisognerebbe capire che a nulla serve un quartiere ricco del centro trasformato in vetrina per le nostre identità per poter permettere a qualche sponsor di guadagnarci sopra, se poi nelle periferie o semplicemente a qualche passo dal centro diventa pericoloso camminare da soli di notte. I quartieri sono sempre più dormitori senza luci e inanimati di notte, dove la lotta alla socialità a colpi di politiche del decoro ha favorito chi lucra sugli affitti per gli studenti e li ha svuotati dei reali strumenti di “sicurezza”: la possibilità da parte delle comunità dei quartieri di poter vivere le strade, aprendo a meccanismi inclusivi e di tutela collettiva. Rifiutiamo inoltre ogni tentativo di spacciare una maggiore presenza delle forze dell’ordine per le strade come forma di sicurezza, visto che in anni di indulgenza verso i gruppi fascisti da parte dello stato abbiamo assistito alla loro diffusione e non del loro contenimento, per non parlare dell’umiliazione che troppe volte rappresenta dover esporre denuncia per aggressioni omotransfobiche (figuriamoci per stupro o molestie), dove non sempre si viene creduti e il più delle volte bisogna pure sopportare risatine e battute sulla propria sessualità”.
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