Dopo aver ammaliato il pubblico della settantesima edizione del Festival di Sanremo, Achille Lauro continua a far parlare di sé. Le sue esibizioni fuori dall’ordinario, d’altronde, lo hanno reso protagonista indiscusso della nota kermesse canora, e in molti hanno iniziato a cercare informazioni sul suo passato. Ad esprimere il proprio parere sul noto cantante ci ha pensato di recente proprio il padre, Nicola De Marinis, che nel corso di un’intervista rilasciata al settimanale Di Più ha espresso il proprio parere in merito.
Le dichiarazioni di Nicola De Marinis
Nome d’arte di Lauro De Marinis, Achille Lauro è il figlio di Nicola De Marinis, giudice della corte di Cassazione e docente universitario. Nel corso di un’intervista rilasciata a Di Più, il padre del cantante ha rivelato: “Un giorno mio figlio mi ha voltato le spalle dicendo, proprio come nella canzone, Me ne frego“.
Avrebbe voluto che il figlio seguisse le sue orme, svelando alcuni dettagli della loro storia familiare: “Volevo che seguisse le mie orme”. Per poi aggiungere: “Io mi sono allontanato dai ragazzi perché le incomprensioni erano tante, la madre non li ha mai abbandonati”. Oggi, però, i rapporti sono buoni, tanto che il signor Nicola De Marinis afferma: “Ci sentiamo, ci confrontiamo da uomini. Lo chiamo spesso. La mamma è amministratrice della sua casa discografica ed è quella che sicuramente lo sente di più”.
Achille Lauro e il rapporto con la droga
Sulle voci che descrivono Achille Lauro come un drogato, poi, il padre interviene per smentirle. “Non lo è, non ha avuto esperienze devastanti. È un eccentrico ed è ben diverso”.
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Per poi aggiungere: “Ne avrà fatto uso in passato, ma non come ha scritto, in modo così esagerato. Sarebbe stato impossibile, anche perché, se io mi sono allontanato dai ragazzi perché le incomprensioni erano tante, la madre non li hai mai abbandonati”.
Un’adolescenza, quella di Achille Lauro e del fratello, molto diversa da quella prospettata dal padre: “Entrambi i miei figli a un certo punto della loro vita hanno frequentato persone molto lontane dal nostro mondo borghese nel quale io avevo cercato di crescerli. È stato il loro modo, a mio avviso, di scontrarsi con me. Mio figlio ha visto amici finire in carcere e morire di overdose, ha toccato con mano la disperazione. Ma che queste esperienze lo abbiano condizionato, esaurito, risucchiato verso il male, assolutamente no. Oggi sono fiero di lui”.