Il terzo capitolo della celebre saga action cominciata da Michael Bay è un ritorno agli anni ‘90 cinematografici (un significativo passo in avanti nella transizione dalla mania, ancora inarrestabile, degli ‘80). Will Smith e Martin Lawrence tornano “cattivi ragazzi” per Bad Boys For Life, che unisce l’azione alla commedia umoristica sulla “terza età”.
Michael Bay, regista dei primi due Bad Boys, compare per un cameo in questo terzo capitolo diretto invece con il piglio giusto da Adil El Arbi e Bilall Fallah. La saga ha preso altre direzioni (d’altronde nessuno riuscirebbe ad emulare in maniera soddisfacente il caos dinamico e futurista di Bay) ma Bad Boys For Life, nonostante la buona fattura, trova l’unico vero motivo di interesse in Will Smith e nella sua ennesima reinterpretazione di sé.
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Bad Boys For Life, la recensione
Dopo un periodo non particolarmente esaltante, in cui si temeva la definitiva conclusione della sua carriera di attore, Will Smith è tornato prepotentemente alla ribalta prima con Suicide Squad (film sbeffeggiato dalla critica, ma invece molto amato dal pubblico, che lo ha premiato con ottimi incassi) e poi con il primo ruolo iconico in una produzione importante dopo tanti anni in Aladdin (anche questo ha ottenuto incassi soddisfacenti, tanto che è già in lavorazione un sequel). Il suo nome evidentemente è ancora un richiamo per il pubblico: il recente Birds of Prey, spin-off di Suicide Squad, non ha neanche lentamente ottenuto lo stesso riscontro al botteghino del film di David Ayer (a testimonianza del fatto che forse quello di Harley Quinn non era il personaggio su cui puntare, almeno secondo gli spettatori) e Aladdin difficilmente avrebbe raggiunto quei numeri se non ci fosse stata la curiosità di vedere Smith nei panni del Genio a convincere gli spettatori ad acquistare il biglietto. Ma questa nuova fase della carriera di Will Smith sembra essere un costante tentativo di guardarsi indietro per dare un nuovo significato alla prima metà della sua carriera. Non solo ha accettato di sfidare la sua versione digitale più giovane in Gemini Man di Ang Lee, ma adesso in Bad Boys For Life sembra prendere di petto il tempo trascorso dai primi due capitoli ad oggi.
Un omaggio agli anni ’90
Stavolta, a differenza che in Gemini Man e Aladdin, non c’è la computer grafica a simulare una versione alternativa di sé, ma tutto lo sforzo di risultare ancora credibile pesa sulle spalle dello stesso Smith. I due registi del film adottano un taglio quasi autoriale, accettando anche loro la necessità di guardarsi indietro per dare un nuovo senso al tempo che è passato. Così Bad Boys For Life, in pieno stile anni ‘90, è un film fatto di slow-motion, battute da buddy movie e Inner Circle in colonna sonora (addirittura fa capolino anche The Rhythm of the Night dei Corona). I protagonisti si promettono che sarà l’ultima volta insieme, ma sono già stati sconfessati dagli incassi americani e dalla produzione, che sta pensando ad un quarto capitolo.
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Due attori a confronto
Martin Lawrence, celebre spalla di Smith nella serie, fa tutt’altro. Non cerca di dimostrarsi immutabile, ma accetta di scherzare sul tempo che passa, nel ruolo che fu di Danny Glover in Arma Letale. Sta nella sostanziale differenza di approccio allo stesso film dei due protagonisti il vero interesse di un action che ha il pregio di rifare se stesso avendo almeno il gusto di aggiungere qualcosa a ciò che già sapevamo.