“Le app per smartphone disponibili al pubblico che analizzano i nei alla ricerca di sospetti tumori non sono affidabili”. Gli esperti non hanno dubbi e diffidano dalla possibilità di fare diagnosi approfondite. “La loro efficacia è spesso sintomo di pessima qualità”
“App smartphone che ricercano tumori sospetti e analizzano i nei? Non attendibili. Non c’è efficacia e manca qualità. Talvolta possono lasciarsi sfuggire dei melanomi, dando un senso di sicurezza fasullo ai pazienti”. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Bmj delle università di Birmingham e Nottingham, secondo cui gli studi che hanno valutato la loro efficacia sono spesso di pessima qualità. I ricercatori hanno revisionato nove studi che hanno valutato sei diverse app, di cui solo una, chiamata Skin Vision, è attualmente ancora disponibile negli store. Secondo i dati presentati negli studi, non c’è un riscontro sui dati. “Su una ipotetica popolazione di 1000 adulti che usano la app in cui il 3% ha un melanoma – spiegano – l’ algoritmo mancherebbe fino a quattro tumori su trenta, mentre 200 persone riceverebbero dei falsi positivi.
“I numeri potrebbero essere ancora peggiori, sottolinea lo studio, se si tiene conto di diversi difetti comuni a tutti gli studi. Per prima cosa – sottolineano – i test condotti sulle app sono troppo piccoli, con poche immagini valutate. Inoltre le ricerche sono condotte su immagini ottenute da esperti con dispositivi con buone fotocamere e in molto tempo, condizioni molto diverse da quelle della vita reale. Non annotiamo riscontri positivi. Infine la maggior parte delle ricerche ha usato immagini di pazienti che sono già stati visitati per possibili tumori, invece che una popolazione con diverse patologie”.
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Gli ultimi dati parlano di crescita esponenziale sull’utilizzo delle app sugli smartphone. Un paziente oncologico su 3 utilizza almeno una App dedicata alla salute e 6 su 10 usano una tecnologia per comunicare con il medico (WhatsApp e mail in testa). Molto meno credito hanno social network e YouTube, e meno interessati alla tecnologia informatica sembrano i medici. Appena il 5% dei pazienti ha ricevuto dal proprio oncologo un consiglio su dove cercare online approfondimenti su malattie e terapie e solo il 3% suggerimenti sulle App.
Sono i risultati dell’ indagine ‘Conoscenza, uso e attitudine verso gli strumenti di Digital Health tra i pazienti oncologici’, realizzata dall’ Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano su un campione di 537 pazienti. Internet si conferma una fonte importante di reperimento delle informazioni. Se infatti l’ oncologo è la fonte principale per l’81% dei pazienti, il web è consultato dal 74%. “Abbiamo notato con sorpresa che la maggior parte dei pazienti oncologici non si informano sui social network. Per fortuna sono poco usati. Tendono a rivolgersi – si legge nello studio – per lo più a siti istituzionali come quelli degli istituti sanitari, delle istituzioni scientifiche o delle associazioni di pazienti dove c’ è la migliore informazione”.
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