L’Associazione degli ex parlamentari torna sulla questione vitalizi, e fa ricorso proprio lo stesso giorno in cui la manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle scende in piazza contro “i privilegi della Casta”.
Gli ex parlamentari tornano a ribadire le proprie ragioni dopo aver provveduto a fare ricorso contro i tagli. E lo fanno proprio lo stesso giorno in cui la manifestazione M5s “Mai più vitalizi” scende in piazza Santi Apostoli a Roma, forte dei numerosi grillini provenienti da tutta Italia che intonano il grido di “Onestà-Onestà”.
“Questa è la prima volta che si organizza una manifestazione per impedire a dei giudici di emettere una sentenza oppure per tentare di condizionarli, intimidirli, minacciarli”, esordisce a spada tratta Antonello Falomi, presidente dell’Associazione degli ex parlamentari. Lo stesso che, durante l’ultima conferenza stampa, si è espresso in merito alla decisione che dovrà essere adottata dalla Commissione contenziosa di Palazzo Madama, a proposito di quei ricorsi mossi dagli ex senatori sui vitalizi.
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Gli ex parlamentari sui vitalizi: “Abbiamo diritto di avere un giudizio”
“Ora non si tratta più di discutere dei vitalizi. Non ci si divide tra chi è contro e chi è a favore. Qui si discute se cittadini, che sono anche ex parlamentari, abbiano diritto ad avere un giudizio, una valutazione di legalità, una sentenza. In tempi certi e in condizioni di equità da parte di giudici imparziali e indipendenti”. Questo quanto ribadito da Antonio Falomi, a nome dell’Associazione degli ex parlamentari, pochi giorni prima della data che sancirà la sentenza nella quale si dovrà decidere sui vitalizi a loro favore.
“Sono 2.154 gli ex parlamentari che hanno impugnato un anno fa le delibere degli uffici di presidenza di Camera e Senato di ricalcolo retroattivo e permanente dei vitalizi e che attendono un verdetto sui loro ricorsi dagli organi giurisdizionali interni del Parlamento che, secondo il regime dell’autodichia, sono tenuti a pronunciarsi”, sottolinea Falomi.
L’Associazione, gli ex deputati e i senatori attaccano dunque le manovre del Movimento 5 Stelle poiché volte ad impedire, “con ogni mezzo“, di “decidere alla Commissione contenziosa del Senato, pronta a emettere la sentenza già nello scorso mese di
ottobre: prima con dimissioni strumentali, poi chiedendo un rinvio e facendo uscire la bozza di decisione su cui la Commissione avrebbe dovuto discutere, quindi attaccando in modo vergognoso il presidente, il senatore Giacomo Caliendo, accusato di trarre un beneficio da una decisione a favore dei ricorrenti, mentre sarebbe semmai vero il contrario”.
Questo, tra l’altro, “scatenando azioni intimidatorie degli organi del Senato, e
rilanciando la campagna di odio e denigrazione contro gli ex parlamentari (unica categoria che può evidentemente essere oggetto di insulti e vituperi senza che nessuno si scandalizzi)”.
Ma una freccia è stata scoccata anche contro la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, poiché “solo qualche giorno fa, di fronte all’intimazione del M5S ad azzerare la Commissione contenziosa, la presidente ha reagito difendendo il carattere giudiziario, e non politico, della Commissione”. E sarebbe proprio da qui, allora, che partirebbe la richiesta di un giudizio, dal momento che “i presunti privilegi sono le garanzie di indipendenza dell’attività legislativa”; poiché per Falomi, il “vitalizio non è un privilegio ma una garanzia riconosciuta in tutti i Parlamenti democratici del mondo”.