Roberto Saviano si è espresso di recente in merito al processo che ha coinvolto Stormfront, e che si è infine concluso con la sentenza di 24 condanne per incitamento all’odio razziale.
Roberto Saviano, scrittore e giornalista da 14 anni ormai sotto scorta, si è espresso in merito alla sentenza sul caso Stormfront, noto sito neonazista in cui alcuni utenti hanno ripetutamente preso di mira esponenti della comunità ebraica, giornalisti, politici e personaggi pubblici per via delle loro idee e posizioni antirazziste.
“Facciamo da argine all’odio con le nostre idee e con le nostre azioni“, scrive Saviano in un suo post pubblicato tramite social. Un messaggio, questo, che si rivolge a tutti quegli “squadristi da tastiera” che per anni hanno fatto propaganda razzista sul sito, e che grazie al lavoro della magistratura sono stati infine condannati. Fondamentale, in questo senso, è stato denunciare. Una risposta forte e chiara contro qualcosa che non deve prendere piede, e che è stata portata avanti sia da Saviano stesso, che da altri utenti che hanno scelto la denuncia al silenzio e all’omertà.
“Mi attaccavano perché avevo detto che i migranti erano rimasti gli unici a opporsi allo strapotere delle organizzazioni mafiose al Sud. Perché avevo raccontato le lotte di Yvan Sagnet in Puglia contro il caporalato e invece è anche grazie a Yvan Sagnet se oggi in Italia abbiamo una legge contro il caporalato. [Il] processo ha consentito di capire come anche le idee più terribili, quelle che mai crediamo possano affascinare più di un gruppo minoritario di criminali, riescono invece a prendere il sopravvento e a sovvertire la democrazia se nessuno si pianta lì, saldo, a fare da argine”.
Queste le parole che Saviano ha lasciato in un post su Facebook, che ha già raccolto numerosi consensi da parte sei suoi seguaci. Una lotta, la sua, che ha portato infine a una grandissima rivincita, nei confronti di coloro che nella piattaforma Stormfront, riferimento della destra suprematista bianca americana, avevano ripetutamente pubblicato in rete, ponendoli davanti agli occhi di tutti, dei contenuti che non erano solantanto diffamatori, ma a sfondo palesemente e gravemente razzista.
Il processo, che ha avuto conclusione lunedì scorso, ha avuto per protagonisti alcuni utenti del sito Stormfront che, tra il 2011 e il 2012, avevano pubblicato all’interno della sezione italiana dello stesso, una serie di contenuti fortemente discriminatori e violenti contro immigrati, ebrei e vari personaggi pubblici noti per le loro posizioni anti-razziste.
Roberto Saviano, l’ex sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini e l’Unione comunità ebraiche si sono dunque costituiti come parti offese nel procedimento. Le denunce effettuate alla procura hanno dunque permesso ai giudici del Tribunale di Roma di infliggere 24 condanne per incitamento all’odio razziale, minacce, violazione della legge Mancino, con pene da uno fino a 3 anni e 10 mesi.
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