Governo debole, con il fantasma di una nuova maggioranza che potrebbe venire a comporsi e senza grande condivisione di intenti. Sul tema è intervenuto anche Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia
“Il disegno di Renzi di cambiare Conte, quindi formare un nuovo governo senza passare dalle elezioni, è impedito drasticamente e irreversibilmente da Mattarella. Se non vogliono farsi del male, dovranno cercare di andare d’accordo. Ma il problema è un governo incapace di risolvere i problemi del Paese“. Lo dice Massimo Cacciari parlando dei problemi della maggioranza durante il programma Otto e mezzo su La7. “Un governo così debole -aggiunge- non può affrontare i problemi del Paese, che è in crisi e in recessione. Non si può andare avanti anni e anni con governi di emergenza, è impossibile”.
Non c’è stato e non ci sarà nessun chiarimento. Conte e Renzi continueranno a detestarsi, neppure troppo cordialmente, ma resteranno insieme al governo.
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Si andrà avanti con il Conte bis sostenuto dal Pd, dal M5S, da Leu e, con diversa intensità, anche da Italia Viva. Avanti navigando a vista, fino al prossimo (inevitabile) scoglio. «L’incidente sulla prescrizione è chiuso», ha confidato ai colleghi del Pd il ministro della Cultura e capo delegazione del Nazareno, Dario Franceschini.
Governare così non si può, è lo stato d’animo che il premier condivide con Zingaretti, Franceschini e gli altri ministri del Pd. Ma a Palazzo Chigi nessuno crede davvero che il governo giallorosso, in caso di crisi, possa rinascere dalle sue ceneri. «Il Conte ter non esiste», ha dovuto ammettere il premier. Eppure ministri e collaboratori tengono i conti e trapela che il presidente abbia fatto un ampio giro di telefonate per verificare i numeri.
Nicola Fioramonti alla Camera, Paolo Romani e Gaetano Quagliariello al Senato sono solo alcuni dei capicorrente corteggiati, ma finché le urne non saranno all’orizzonte, nessuno sembra disposto a esporsi per puntellare il governo. Stando alle voci di Palazzo Madama, Romani è pronto a portare in dote una dozzina di senatori, però nel governo ammettono che «sono cifre tutte da verificare». È una partita ad altissimo rischio e Conte lo ha capito. E c’è di più. C’è che Matteo Salvini non perde consenso e che il suo potere di attrazione, in caso di una controffensiva, potrebbe essere più forte.
Lunedì, con la riapertura delle Camere, si tornerà a parlare di prescrizione, la mina che ha rischiato di far saltare l’esecutivo. Renzi giudica il lodo Conte incostituzionale e non rinuncia alla tentazione, se la tregua dovesse saltare, di sfiduciare il ministro Bonafede: «Non mangerà la colomba…».
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Ma per Conte è solo un altro bluff: «La sfiducia non la voterebbero nemmeno i renziani. Se cade il Guardasigilli cade il governo e in Parlamento non ci tornano più».
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