Scontro ‘istituzionale’ sul giovane studente egiziano Zaky, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di “attacchi allo Stato” sui social. Il presidente della Camera egiziano. “Gode di pieni diritti e il suo non è stato un arresto improvvisato’. ll presidente del Parlamento Ue Sassoli aveva chiesto il rilascio immediato
Il caso Patrick George Zaky, lo studente egiziano dell’università di Bologna arrestato, apre una frattura tra Ue ed Egitto. Più di una settimana fa la cattura: l’accusa è aver diffuso informazioni dannose per lo Stato. A distanza di alcuni giorni, il botta e risposta tra Ue e lo stato egiziano si inasprisce. Il prescidente del Parlamento Ue Sassoli era intervenuto a tal proposito. “Il ragazzo va rilasciato immediatamente. L’ Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili”.
Parole che non sono affatto piaciute al governo egiziano e alle cariche istituzionali del paese. In un comunicato diffuso dalla Mena, l’agenzia di informazione egiziana, il presidente della Camera dei deputati egiziana, Ali Abdel Aal, ha respinto ”categoricamente” le parole di Sassoli, definendole “un’ingerenza inaccettabile negli affari interni e un attacco contro il potere giudiziario egiziano”. Aal ha anche ricordato che Zaky “gode di pieni diritti” come tutte le persone arrestate in Egitto e che il suo arresto non è scaturito da un’azione improvvisata ma da un mandato di cattura emesso già nel settembre 2019″.
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L’arresto e il mandato di cattura pendente
L’Egitto reagisce dunque con forza alle parole di solidarietà verso lo studente arrivate dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Sono state viste come interferenza priva di fondamenta. Zaky, intanto, si trova in un carcere di Mansura, la sua città di origine, 120 chilometri dal Cairo, dove ieri ha ricevuto la visita della famiglia e dei suoi avvocati. Domani un giudice dovrà decidere dell’appello contro il suo arresto presentato dai legali dell’Eipr, l’ong per cui lavora.
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Ma come è scoppiato il caso internazionale? Subito dopo l’arresto Amnesty, in primis, aveva temuto ripercussioni sul ragazzo. L’allarme era stato lanciato a chiare lettere: veniva chiesto alla stessa politica di intervenire per un pronto rilascio. “Condanniamo l’arresto di un attivista per i diritti umani, che ora rischia un periodo di lunga detenzione e torture. Autorità giudiziarie egiziane – spiegava Amnesty – hanno confermato questo arresto che è stato formalizzato questa mattina.
C’è un periodo di diverse ore di cui di lui non si è saputo nulla. Il suo arrivo al Cairo è avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì e solo ora è giunta la notizia della formalizzazione dell’arresto. Zaky si occupava di identità di genere che infatti era oggetto del suo master a Bologna, il Gemma. L’aver fatto questo ‘rumore’ su Patrick è una deterrenza per chi pensa che nessuno nel mondo sappia cosa succede. Si pensa quindi di poterlo trattare come gli pare, come accaduto con Giulio Regeni. Un altro caso così andrebbe evitato e ci batteremo per questo”.