Ancora un motivo di grande imbarazzo per il mondo cattolico: il processo al cardinale australiano accusato di abusi sessuali su minori.
Lo hanno definito il processo dell’anno. Perché se dovesse arrivare una conferma della sentenza di primo grado si aprirebbe una crepa ulteriore nella credibilità della chiesa cattolica in Australia. Ma soprattutto potrebbero nascere nuovi processi per altri preti che negli ultimi mesi sarebbero stati accusati di abusi. Il processo al cardinale George Pell è comunque destinato a lasciare una traccia importante.
L’alto prelato è stato chiamato a comparire davanti all’Alta Corte l’11 marzo, mercoledì. Pell, 78 anni, che si è dichiarato gravemente malato ma che la corte ha letteralmente obbligato a seguire tutte le fasi del dibattito processuale, è accusato di abusi sessuali continuati su minori. Condannato in primo grado a sei anni di carcere, Pell ha tentato qualsiasi strada per uscire dalla prigione, fino a questo momento inutilmente.
Aveva invocato le sue precarie condizioni di salute, che la Corte aveva ritenuto adeguate al regime carcerario. Aveva chiesto una revisione del processo per alcuni vizi di forma, ma i giudici avevano respinto anche questa richiesta. E ora l’unica soluzione è vincere l’appello: eventualità che secondo i cronisti di giudiziaria australiani che stanno seguendo il caso che risulta quanto meno remota vista la consistenza dell’apparato probatorio che aveva portato alla sua condanna in primo grado.
George Pell, in passato tesoriere vaticano, era stato dichiarato colpevole nel dicembre del 2018. I fatti risalgono a quando il cardinale era arcivescovo di Melbourne. Ad accusarlo due ragazzini del coro della cattedrale che poi avevano raccolto la testimonianza di altri tre giovanissimi che, stando alle accuse, avevano subito molestie.
Pell, dopo la condanna, formalizzata nel marzo scorso, non era più tornato al suo ufficio religioso e non è mai uscito dal carcere se non per presenziare alle istanze di revisione e ai suoi appelli, tutti bocciati. L’ultimo tentativo era stato un ricorso davanti alla Corte d’appello dello stato di Victoria. Ma non era stato accolto. In caso di condanna, Pell dovrà scontare in carcere tutto il resto della pena detentiva.
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