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Cronaca

Due anni dopo la difficile verità che portò Luigi Capasso ad un femminicidio annunciato

Sono passati due anni da quando il carabiniere Luigi Capasso aveva colpito mortalmente la moglie, miracolosamente sopravvissuta, e le due figlie morte poi sul colpo.

Il 28 febbraio del 2018 il carabiniere Luigi Capasso spara alla moglie Antonietta Gargiulo – che sopravviverà per miracolo – poi uccide le due figlie Alessia e Martina, di 13 e 9 anni, e si toglie la vita. In quattro lettere indirizzate all’amante e ai familiari, Capasso mette il suo proposito omicida nero su bianco, così come il movente del femminicidio: “Scusate se ho fatto quest’ennesima cavolata, ma come voi sapete lei mi ha fatto troppo del male e non riesco a perdonarla”.

Come andarono le cose

Voleva ucciderle tutte, figliolette e moglie, già il 9 e il 14 febbraio, il giorno di San Valentino. Lo ha scritto, all’amante, proprio lui, il carabiniere Luigi Capasso, l’autore poi suicida della strage familiare di Cisterna di Latina.

Ecco in esclusiva il testo della lettera agghiacciante che è stata scritta da Capasso la sera del 27 febbraio 2018, alla vigilia di quella mattina di sangue, quando l’uomo ha ucciso le sue due bambine con l’idea crudele di punire così sua moglie Antonietta, che voleva sottrarsi al controllo del marito dopo anni di vessazioni e che per questo lui accusava, senza alcun fondamento, di adulterio. Questo scriveva dunque il militare poche ore di premere il grilletto rivolto alla donna con cui aveva una relazione extra coniugale:

 

La lettera

 

“Carissima Teresa, io non sono stato forte da poter resistere. Ti giuro che ti ho amato e ti amerò sempre, sei una donna meravigliosa. Ti lascio un assegno di 6000 euro per la donna meravigliosa che sei. Stasera non so perché non ti sei fatta sentire, non capisco. Forse è meglio così se no mi facevi cambiare di nuovo idea. Infatti per due volte mi hai fatto cambiare idea. Il 9 e il 14 febbraio. Ho sempre detto la verità tranne stasera che per poter fare ciò che ho dovuto fare ti ho dovuto mentire ma meglio ora che più avanti. Ti amo, Luigi”

La lettera all’amante era dentro una busta insieme ad altre quattro lettere, tutte scritte a penna, che Capasso ha voluto lasciare ai familiari. Erano nella casa dove il 43enne appuntato dei carabinieri è stato trovato cadavere sul lettone, accanto al corpo della figlioletta più piccola, Martina, 9 anni, uccisa per prima nel sonno mentre Alessia, l’altra bambina, 13, si era appena svegliata per lo sparo quando il padre è entrato nella sua cameretta e le ha puntato la pistola in faccia. Il contenuto della missiva all‘amante toglie ogni dubbio sul fatto che l’uomo avesse premeditato la strage da tempo e che solo circostanze esterne lo abbiano costretto a rimandare il suo piano.

 

Il movente: la separazione

Nella lettera ai genitori e in quella alla sorella c’è invece il movente della carneficina. È una frase breve, intrisa però di quell’odio senza fine che Capasso nutriva verso la moglie Antonietta Gargiulo. Ribadisce Capasso che la moglie è meritevole della tremenda rappresaglia che sta per compiersi: “Cari mamma e papà, scusate se ho fatto quest’ennesima cavolata, ma come voi sapete lei mi ha fatto troppo del male e non riesco a perdonarla.

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Vi lascio un assegno. Fatevi un bel regalo da parte mia”. Alla sorella il carabiniere ripete lo stesso concetto, senza mancare di lasciare anche a lei del denaro: “Cara sorellina, perdonami per quello che domani farò. Ma l’ho dovuto fare, mi ha fatto troppo del male. Ti lascio un assegno di 15.000 euro. Fatti un bel regalo da parte mia”.

Una strage annunciata

La mamma delle piccole Alessia e Martina in quel periodo si stava separando dal marito. Da qualche mese Capasso non viveva più con lei e le bambine, proprio a seguito dell’escalation di violenze domestiche: l’uomo aveva aggredito fisicamente Antonietta più volte e le figlie erano terrorizzate dal padre e si rifiutavano di incontrarlo. La donna aveva chiesto aiuto, invano, alle istituzioni, pur non avendo mai presentato contro il marito una denuncia formale perché non voleva che lui perdesse il lavoro.

Tuttavia il comando dei carabinieri di Velletri, dove Capasso prestava servizio, era a conoscenza della situazione perché Antonietta più volte era andata a parlare in quegli uffici con un maresciallo che conosceva bene Luigi Capasso, il quale peraltro aveva poi aveva confermato al suo comandante di essere in crisi con la moglie e di stare male, tanto da essere seguito da uno psicologo. A quel punto, l’unica misura preventiva presa dai carabinieri era stata quella di sottoporre Capasso a un esame di idoneità per il porto d’armi, che però aveva dato esito positivo.

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Il proposito omicida è scritto nero su bianco. In tutte le missive c’è un rimando chiaro alla scelta di uccidere Antonietta e anche all’eventualità di togliersi la vita, e la loro lettura fa pensare ancora una volta a come il feroce femminicidio potesse essere evitato. Ma così non è stato e armato della pistola d’ordinanza, Capasso all’alba del 28 febbraio di due anni fa aveva teso un agguato alla moglie davanti al garage condominiale. Quindi, dopo averle sparato, le aveva rubato le chiavi di casa lasciandola a terra agonizzante. Si era così introdotto nell’appartamento dove c’erano le bambine, che aspettavano ancora a letto l’arrivo di lì a poco della baby sitter. Sulle eventuali omissioni da parte dell’Arma dei Carabinieri rispetto a quella che è da subito apparsa una strage annunciata è stata aperta un’indagine dalla procura militare. Antonietta, intanto, è rimasta chiusa nel silenzio del suo dolore senza fine.

 

 

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