Il coronavirus comincia a diventare una paura vera in russia, il numero dei contagiati sale e negli scorsi giorni ci sono stati anche casi di fuga dalla quarantena. Due donne protagoniste
I numeri si aggiornano ora per ora. Un totale di 548 cittadini cinesi sono in quarantena in 66 regioni della Russia a causa dell’epidemia di coronavirus (Covid-19). Lo ha detto il Rospotrebnadzor (l’Autorita’ sanitaria) in una nota sul suo sito. “Al 13 febbraio 2020, in 66 regioni della Federazione Russa vi sono 129 strutture di osservazione medica per 7.615 pazienti e tali strutture hanno già ammesso 548 cittadini cinesi. Ci sono 212 strutture aggiuntive con 11.784 posti letto disponibili”, ha detto Rospotrebnadzor, citato da Interfax.
“Imprigionate senza ragione”, Guzel Neder e Alla Ilyina sono le due donne fuggite dalle strutture ospedaliere dove erano in quarantena a causa delle insopportabili condizioni cui erano sottoposte.
Due donne russe in quarantena per una sospetta infezione da Coronavirus sono sotto l’occhio della stampa mondiale a causa della loro evasione dalle strutture ospedaliere. Di rientro da una trasferta nella regione cinese di Hainan, Guzel Neder era stata ricoverata insieme con il figlio in un ospedale di Samara, sulle rive del Volga, mentre Alla Ilyina in una struttura di San Pietroburgo.
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Trattenute nonostante l’esito negativo dei test, le condizioni del ricovero non erano state giudicate sopportabili dalle due, che hanno trovato il modo di fuggire, documentando poi le rispettive avventure su Instagram. Guzel ha denunciato la scarsa cooperatività dei medici e un atteggiamento lassista e per nulla attento alle procedure di protezione. Dopo giorni di richieste inascoltate, la donna è evasa calandosi da una finestra. Ancora più avventurosa la storia di Iyina, confinata in una stanza dalle scarse condizioni igieniche da cui è fuggita manomettendo una serratura elettronica.
Il caso è stato riportato prima dai giornali nazionali ed è poi rimbalzato sulle testate di tutto il mondo.
Intanto i medici che si stanno occupando di combattere il virus si scontrano anche con problemi logistici. Maschere insufficienti, tute protettive carenti e spesso riutilizzate per giorni. In assenza di un’adeguata protezione, il personale ospedaliero di Wuhan, la città cinese focolaio dell’epidemia, lavora in balia della contaminazione da coronavirus.
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Molti sono costretti a lavorare con il pannolone perché non hanno possibilità di andare in bagno durante il servizio, non avendo sufficienti tute da poter cambiare. I primi numeri sui contagi tra il personale sanitario confermano le preoccupazioni: sei decessi e 1.716 contagi, di cui la maggior parte proprio a Wuhan.
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