Che il paese risponda ad una inutile ondata discriminatoria. L’isolamento e i pregiudizi, fotografano il volto peggiore di un paese che con la comunità cinese ha sempre saputo convivere.
“Nella comunità cinese si sta diffondendo il panico. Non per l’epidemia di coronavirus, ma per la sicurezza. Ci sono state aggressioni verso cinesi in Italia, non turisti, ma comunità cinese. Vorrei invitare gli amici italiani a fare attenzione alla sicurezza dei nostri connazionali che vivono e lavorano in Italia, di evitare pregiudizi, distinzioni, aggressioni. Insulti e minacce non sono tollerabili. E’ l’appello che voglio lanciare”. Lo ha detto il dottor Zhang dell’ambasciata cinese che ha accompagnato i 20 turisti dimessi dallo Spallanzani.
I fatti
I 20 turisti – ricoverati il 30 gennaio – sono stati dimessi alle 7. Il gruppo, sotto osservazione dal ricovero dei due cinesi nell’ospedale romano (dove ancora si trovano in terapia intensiva), erano risultati sempre in buone condizioni generali e ripetutamente negativi ai test per la ricerca del nuovo coronavirus.
In Italia nella comunità cinese (che conta 300 mila persone), tra le persone appena rientrate dal proprio Paese attraverso gli scali internazionali nonostante il blocco dei voli, c’è chi si tiene in isolamento volontario per i quattordici giorni come da protocollo internazionale. A Palermo sono 28 i cinesi residenti in città che attualmente si trovano in auto-isolamento per 14 giorni in alcuni appartamenti appositamente affittati.
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C’è anche chi ha deciso da solo di mettersi in quarantena per proteggere i suoi bambini, gli amici, ma anche dipendenti e clienti del suo ristorante a Roma. Quando Ye è rientrato lo scorso 25 gennaio, dopo aver trascorso un periodo di vacanza nella zona dello Zhejiang, ha affittato una stanza nella zona di Bracciano ed è rimasto lì da solo per due settimane. «Non sono mai uscito e non ho incontrato nessuno», dice il ristoratore orientale, che ora è tornato a lavorare nel suo locale.
Pregiudizi e aggressioni: gravi momenti di insofferenza
Ma le aggressioni e i gesti di razzismo continuano a spaventare il popolo dell’ex Impero Celeste in Italia. L’ultima vicenda a Torino, dove una coppia di cinesi, di 25 e 28 anni, ha denunciato di essere stata aggredita e insultata come «portatrice di Coronavirus».
I due, che lavorano in supermercato, hanno raccontato ai carabinieri di essere stati avvicinati da un paio di sconosciuti, dai quali si sono sentiti dire di “Voi siete il virus, andate via». E il ventottenne sarebbe anche stato picchiato.
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«Ci hanno tirato delle bottiglie di vetro e poi sono scappati su un’auto», hanno raccontato ai militari. A fare da contraltare a questi episodi, ci sono iniziative di impegno per contrastare l’ondata di paura e diffidenza che sta penalizzando le attività commerciali della comunità cinese, come quella nata in Sardegna dall’associazione “Cinapiùvicina”, che ha organizzato in un ristorante orientale una “Cena dell’amicizia”, per sottolineare che a far più male in Italia, finora, sono stati i pregiudizi.