Un uomo di 36 anni e una ragazzina di soli 13, i due sono sposati con una bambina. Nata a novembre 2019. L’uomo già noto alle forze dell’ordine è stato condannato a cinque anni per atti sessuali.
Lui 36 anni, lei ne ha appena 13. I due si conoscono, si frequentano e si sposano pure. Appena dopo il matrimonio, lei rimane incinta.
In tutto questo, la famiglia rom della teenager non batte ciglio. Perché? “È normale, noi siamo sinti“. A riportare la vicenda è Il Gazzettino, che con un articolo a firma Marco Aldighieri racconta la storia che ha come teatro Vicenza.
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Il marito, un soggetto peraltro già noto alle forze dell’ordine vicentine e venete, è finito nuovamente nei guai: infatti, dopo aver convissuto e messo incinta la sua “sposa bambina”, e già prima della nascita del loro figlio a novembre 2019 – la bambina è stata data in adozione a un’altra famiglia – le forze dell’ordine lo avevano indagato e adesso il giudice dell’udienza preliminare di Padova ha condannato L.C. con rito abbreviato. Il nomade, infatti, è stato condannato a cinque anni per atti sessuali con una minorenne; inoltre, il 36enne – che non ha mai negato di essere il padre della neonata – è stato condannato anche al pagamento di un risarcimento economico di trenta mila euro.
Le indagini degli investigatori sono scattate un mese rima del parto, quando la giovanissima (che è analfabeta) si è recata all’ospedale per una visita di controllo ginecologica e pre-natale: quando i dottori hanno preso conoscenza dell’effettiva età anagrafica della paziente, hanno contattato i servizi sociali e le forze di polizia.
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Da quanto si apprende, da quel momento al nosocomio in poi la ragazzina sta vivendo in una comunità protetta. Nel mentre le indagini degli inquirenti proseguono serrate, visto che i genitori della diretta interessata stanno veementemente protestando.
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Il quotidiano locale riporta a tal proposito lo sfogo della madre: “Voglio sapere dov’è mia figlia, ce l’hanno portata via senza dirci nulla. Lo so che è molto giovane, ma dovete capire che la nostra usanza è questa anche se la legge italiana è diversa. Per noi Sinti è normale. Devono riportarcela!”. E ancora: “Anche io mi sono sposata presto, avevo tredici anni e mezzo, e mio marito 22. Ho undici figli, il più grande è già sposato mentre il più piccolo ha un anno e mezzo, noi siamo abituati così. Mia figlia ha conosciuto il suo fidanzato che già conoscevamo anche noi. Il loro è amore, lui non le fa mancare nulla. Noi ci siamo assicurati che si vogliano bene e quando ci ha confermato che lo voleva sposare abbiamo acconsentito”.
I genitori rom sono accusati di atti sessuali con minorenne in concorso con il condannato Luca Caari: rischiano così di perdere la responsabilità genitoriale. Gli inquirenti, infatti, pensano che dietro al matrimonio ci possa essere un reato di compravendita; la madre e il padre sinti potrebbero aver plagiato la figlia, pur di venderla all’uomo. E come si legge, vi sarebbe stato anche un rituale per sancire l’accordo presso il fiume Brenta.
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