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Cronaca

Colpo alla Sacra Corona Unita, decine in manette nel brindisino

I carabinieri stanno notificando a Brindisi e in provincia due ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 37 persone.

Le accusa, a vario titolo, sono di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsioni, porto e detenzione illegale di arma da fuoco e spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di presunti affiliati all’organizzazione mafiosa Sacra Corona Unita. I dettagli dell’operazione aranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle ore 11.00 nella sede del Comando provinciale carabinieri di Brindisi.

La lotta alla criminalità

Un arresto che arriva poche settimane dopo un altro colpo all’organizzazione criminale pugliese. Lo scorso 19 gennaio erar stato infatti arrestato Raffaele Renna, uno dei capi della Scu. Per quattro anni sarà sottoposto a regime di carcere duro il 41enne Raffaele Renna, di San Pietro Vernotico, considerato elemento di spicco della Sacra corona unita nella fascia sud della provincia di Brindisi.

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Al detenuto è stato notificato nella giornata di ieri (giovedì 23 gennaio) il decreto ministeriale di applicazione del regime detentivo speciale previsto dall’articolo 41 bis dell’Ordinamento penitenziario. L’avvocato di Renna, Francesco Cascione, potrà impugnare entro i prossimi 20 giorni, davanti al tribunale di sorveglianza di Roma, tale provvedimento.

In carcere da 10 anni, il 41enne da un anno e mezzo è recluso presso la stuttura detentiva di Saluzzo (Cuneo). Renna è stato coinvolto in diverse inchieste contro gli affari illeciti condotti da frange della Scu nella provincia di Brindisi. A suo carico c’è già una condanna definitiva a 25 anni di reclusione nell’ambito del procedimento scaturito dall’operazione Uragano, inchiesta della guardia di finanza e della Dda di Lecce sul traffico di droga fra Brindisi, San Pietro Vernotico, Cellino San Marco e San Donaci.

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L’imputato non fece ricorso in Cassazione dopo la pronuncia di secondo grado con cui venne assorbita la condanna a 16 anni e otto mesi inflitta nel processo Game Over, inchiesta della Dia su nuove affiliazioni alla Scu ed estorsioni ai danni di titolari di paninoteche nella zona a Sud di Brindisi, poiché la Corte salentina riconobbe la continuazione dei reati di associazione finalizzata al traffico di droga.

Le motivazioni del provvedimento

Da quanto appurato dagli inquirenti, Raffaele Renna “anche in ragione della sua particolare concreta possibilità – si legge nel decreto di applicazione del regime detentivo speciale – risulta essere in grado di mantenere contatti con esponenti tuttora liberi dell’organizzazione criminale di appartenenza” .

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A tal proposito è emblematico il contenuto un pizzino attribuito a Raffaele Martena, altro elemento di spicco della Scu già sottoposto a regime di carcere duro, trovato in casa di un brindisino arrestato nell’ambito di una inchiesta della Dia di Lecce, in cui si legge testualmente: “Puffo (secondo l’accusa Raffaele Renna, ndr) ha una testa peggio della mia ed è sempre malavitoso, anche in carcere”.

Alla base del provvedimento, in particolare, ci sono delle dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia che “evidenziano il ruolo di assoluto rilievo rivestito da Renna all’interno dell’organizzazione e la capacità dello stesso di farsi promotore, a seguito di una frattura verificatasi all’interno dell’originario clan riconducibile a Francesco Campana, della costituzione di un nuovo gruppo mafioso”.

 

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