Sono ventuno gli indagati per il dissesto di Alitalia Sai, la compagnia di bandiera ammessa, nel 2017, al concordato con i creditor. Tra questi c’è Luca Cordero di Montezemolo.
L’Alitalia continua a volare (almeno fino a maggio), a differenza di altre compagnie italiane, ma nel frattempo fioccano gli avvisi di garanzia per chi ha cercato di assestare e rimettere in piedi un moribondo. Sono 21 gli indagati per il dissesto di Alitalia Sai, la compagnia di bandiera ammessa, nel 2017, al concordato con i creditori e dunque dichiarata insolvente. Nomi importanti i destinatari degli avvisi: il manager allora ai vertici Luca Cordero di Montezemolo (presidente) e Silvano Cassano (amministratore delegato), il vice presidente James Hogan, i consiglieri d’amministrazione dell’epoca Roberto Colaninno e Marc Cramer Ball, il ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier, il consulente Enrico Laghi. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati ieri dalla Guardia di Finanza.
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Le contestazioni nei confronti dei manager sono suddivise in tre tronconi: falso in bilancio, dissipazioni e ostacolo alla vigilanza. L’inchiesta della Procura di Civitavecchia, coordinata da Andrea Vardaro, ha ricostruito una lunga serie di illeciti contabili che avevano l’obiettivo di «far sopravvivere artificiosamente la società e migliorare artatamente i dati sulle condizioni economiche di Alitalia Sai per compensare risultati negativi». Dagli approfondimenti si evince che i vertici di Alitalia tacquero una serie di informazioni sulla società, inducendo in errore «pubblico, creditori, soci, finanziatori, potenziali finanziatori, contraenti, potenziali contraenti». Fu imposto, secondo i pm, “un vero e proprio maquillage alla realtà dei fatti e delle cifre, omettendo «di rappresentare evidenti e significative incertezze relative alla continuità aziendale». Incertezze che si ricavavano «dai vistosi scostamenti dei risultati societari rispetto a quelli previsti dal piano industriale approvato da Alitalia Cai nel 2014».
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Secondo la Procura “si falsificarono i bilanci o si consentì la loro falsificazione in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento d’affari della società!. Reato per il quale è chiamato in causa anche il revisore della società Deloitte, Domenico Falcone. Ci sono le «dissipazioni attraverso operazioni incoerenti e antieconomiche finalizzate ad avvantaggiare soggetti diversi da Alitalia Sal». Tra queste iniziative “va incluso il noleggio di aerei per operare su rotte come quelle di Napoli-Fiumicino e Fiumicino-Pisa già ritenute non profittevoli. Allo stesso modo, malgrado previsioni negative, si investiva nelle rotte Ginevra-Firenze e Ginevra-Venezia con un accordo «da ritenersi irragionevole, incoerente e dannoso per Alitalia Sai». Secondo i pm fu anche ostacolata la vigilanza Enac «esponendo fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica patrimoniale o finanziari della società». Laghi è accusato anche di falso ideologico perché «attestava falsamente a pubblico ufficiale» di non avere effettuato consulenze in Alitalia nei due anni antecedenti alla dichiarazione di insolvenza benché in realtà avesse svolto un incarico per la società nel 2015″.