La società spiega ai sindacati le motivazioni della cassa integrazione. “Per dare continuità di reddito nei periodi di ristrutturazione dei negozi, ovvero di cambio insegne e di layout interno”. La replica. “Segnali preoccupanti. Ci auguriamo non si tratti di preludio al licenziamento”
Il gruppo Margherita Distribuzione ha chiesto la cassa integrazione per 5.323 dipendenti su un totale nazionale di 8.873, nell’ambito del passaggio degli ipermercati ex Auchan a Conad. Il gruppo ha provveduto ad informare sindacati e ministero del lavoro, provocando immediate reazioni. UilTucs, in primis, mostra preoccupazione. “Segnali preoccupanti – spiega Cristiano Ardau, in attesa dell’incontro previsto domani a Roma – speriamo solo che si tratti di un passaggio per il rilancio e non dell’anticamera del licenziamento”. La società, tuttavia, ha allontanato i fantasmi. “Si stanno delineando i negozi che passeranno dalla rete Auchan a Conad. La richiesta – spiega l’azienda Margherita Distribuzione – è per dare continuità di reddito nei periodi di ristrutturazione dei negozi, ovvero di cambio insegne e di layout interno”.
“Avvertire – prosegue Md – che ci sia la possibilità di cig che riguarderà i lavoratori in tempi diversi e per durate differenti, mano a mano che i negozi faranno il passaggio è un obbligo di legge. In Sardegna, dove si assiste a mobilitazioni, non chiuderanno dei negozi. Va ricordato che la situazione ha una complessità ulteriore, perché c’è il tema dell’antitrust, dal momento che Auchan e Conad sono i due principali marchi di gdo. Occorre in primis fare attenzione a non creare situazioni non corrette. Non sono – conclude l’azienda – aperture di mobilità, come invece è accaduto a Milano e in altre sedi organizzative sul territorio”.
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Per i sindacati resta “una doccia fredda improvvisa”
L’azienda, nella comunicazione di ieri, ha gettato acqua sul fuoco. Ma i sindacati, compatti, non si aspettavano una mossa così drastica, dato che coinvolge il 60% dei lavoratori per i quali è chiesta la cassa integrazione. “Una doccia fredda”, in sostanza, come ripetono i sindacati, che ora temono un licenziamento degli oltre cinquemila dopo il 2020. “Ad oggi – afferma Nella Milazzo, segretaria generale di Filcams-Cgil Sardegna – manca ancora chiarezza sul piano industriale di rilancio di un’azienda che continua a perdere fatturato senza alcun investimento. In questo quadro colpisce la richiesta di Conad di collocare i dipendenti in cassa integrazione. Non vorremmo che la cassa integrazione prevista per tutto il 2020 sia l’anticamera di licenziamenti nel 2021″.
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Non si risparmia anche la Cisl. “Questa vertenza si sta contraddistinguendo per tinte nere quasi da film horror per l’atteggiamento chiuso di Conad che al tavolo delle trattativa si rifiuta di dare risposte concrete sul futuro dei lavoratori”. Lo afferma Giuseppe Atzori, leader in Sardegna della Fisascat-Cisl. Sardegna, come noto, colpita numericamente in modo importante dalla richiesta. “Siamo in attesa da mesi – prosegue Atzori – della delibera definitiva dell’Antitrust sulle 101 sovrapposizioni, verdetto che porta ulteriore incertezza sul piano di ristrutturazione aziendale che potrebbe vedere Conad dover cedere a terzi i negozi Auchan con ulteriori esuberi”.
I sindacati mostrano compattezza e rilanciano i timori. “È l’ennesimo colpo di scena di Conad su un’acquisizione nata male che sta finendo peggio” denunciano in coro. “Il numero dei lavoratori collocati in cassa integrazione è inaccettabile e minerebbe allo stesso buon andamento degli ipermercati – afferma ancora Ardau della UILTuCS –. In Sardegna i 4 ipermercati perdono continuamente fatturato e clienti con lavoratori ormai disperati. Sono inermi ad un disastro annunciato che li vedrà subire lo scotto maggiore”.