Condannato a 30 anni di carcere il pizzaiolo romeno accusato dell’omicidio di Alessandro Coltro, l’artigiano trovato morto a Pordenone nel parcheggio del Bingo a settembre 2018. L’accusa aveva avanzato la richiesta dell’ergastolo per premeditazione.
Arriva oggi la decisione del Gup del Tribunale di Pordenone. Non è stato riconosciuto l’aggravante della premeditazione, proposta invece dalla Procura e dall’accusa, che ne chiedevano persino l’ergastolo.
Nella giornata odierna, dunque, Marius Lucian Haprian, pizzaiolo di 49 anni
originario della Romania e residente a Budoia, è stato condannato con rito abbreviato a 30 anni di reclusione, per l’omicidio di Alessandro Coltro (artigiano di 48 anni) originario di Sacile.
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L’omicidio Coltro, un delitto nato per soldi
Il delitto di Alessandro Coltro risale ormai al 24 settembre 2018, quando l’artigiano e il pizzaiolo romeno Marius Lucian Haprian si incontrarono per uno scambio di denaro. Un incontro, il loro, non andato a buon fine, e che comportò l’uccisione di Coltro. Haprian, a seguito delle indagini, confessò e cominciò a collaborare con le autorità. Secondo dunque quanto riportato dalle fonti, il romeno avrebbe ucciso l’artigiano sparandogli addosso tre colpi di pistola, una Beretta calibro 22.
Secondo le ricostruzioni, Coltro e Haprian si sarebbero incontrati quel giorno di settembre a seguito di un appuntamento organizzato presso Fontanafredda. L’artigiano sarebbe allora arrivato portando con sé un’ingente somma di denaro, ovvero 15mila euro tutti in banconote da piccolo taglio.
L’intento dell’uomo era infatti quello di scambiare tali banconote facendosi consegnare dal pizzaiolo pezzi di taglio più grande. Haprian, però, all’appuntamento si presentò senza denaro, poiché (secondo quanto confessato dallo stesso omicida) sua intenzione era quella di rubare i soldi di Coltro. Tra i due, però, sarebbe poi nata una violenta colluttazione, che è tragicamente terminata con la morte dell’artigiano.
L’accusa aveva chiesto l’ergastolo
Come riportato dalle fonti locali, durante i vari interrogatori Haprian aveva sempre negato di essere partito da casa con l’intenzione di uccidere Coltro. Tuttavia, nel corso delle indagini sono emersi dei dettagli che invece farebbero pensare tutt’altro – gli stessi dettagli usati dall’accusa per chiederne l’ergastolo.
Tra questi spicca anzitutto la pistola. La Beretta usata dal pizzaiolo, infatti, era munita di silenziatore e con già il colpo in canna nel momento dell’incontro. Nel luogo dell’omicidio, inoltre, non sarebbero stati trovati segni di colluttazione, mentre le lesioni riportate da Coltro sarebbero piuttosto compatibili con la semplice caduta al suolo a seguito degli spari. In buona sostanza, secondo gli inquirenti si sarebbe trattata di una vera e propria imboscata, dato anche il fatto che l’aggressore non aveva con sé nemmeno il telefono cellulare.
Sospetto, inoltre, anche il coinvolgimento di due sorelle dominicane di Vigonovo, Cricersa e Cesarina Garcia. La Beretta usata per potare a compimento il delitto, infatti, venne trovata pochi giorni dopo proprio nei pressi della loro casa, dove il pizzaiolo alloggiava. Il rapporto che Haprian aveva tessuto con le due donne non era però semplicemente di tipo lavorativo: sebbene infatti lavorasse anche presso il loro ristorante, sembra che l’uomo avesse una storia con Cricersa.