La Corte di Appello di Messina ha annullato il risarcimento concesso agli orfani di Marianna Manduca che per 12 volte aveva denunciato il marito.
C’è un profondo senso di tragedia che si insedia nelle pagine di un processo che racconta la morte di una donna, di una madre, per mano di un marito. Alla tragedia si aggiunge il dramma, se lei aveva denunciato inascoltata 12 volte il suo aguzzino. Si arriva poi alla follia se i figli ottenuto un congruo risarcimento si vedono costretti dallo Stato a restituirlo.
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Dopo 13 anni dal tragico giorno della morte della madre, i figli di Marianna Manduca si vedono costretti a restituire il risarcimento nell’ambito del processo sulla responsabilità civile dei magistrati che non intervennero. Si parla di 250 mila euro riconosciuti come indennizzo ai ragazzi che oggi hanno 18, 17 e 15 anni e che vivono con il cugino della madre Carmelo Calì e con sua moglie, diventati i loro genitori adottivi dopo i fatti.”Se lo Stato si riprenderà il risarcimento che i figli di Marianna hanno ottenuto dopo l’assassinio della loro madre, mi chiedo quante donne continueranno a denunciare i loro aguzzini. Marianna Manduca lo aveva fatto dodici volte, per dodici volte ha chiesto aiuto e non è stata creduta. Il 3 ottobre del 2007 è stata ammazzata dal padre dei suoi figli, Saverio Nolfo“. Carmelo Calì è incredulo. “Lo Stato che non l’aveva protetta era stato però condannato a proteggere, almeno, i suoi tre bambini. Niente da fare. Adesso la Presidenza del Consiglio vuole indietro quei soldi“.
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Il risarcimento era stato concesso in primo grado per poi essere cassato in secondo grado dalla Corte d’appello di Messina che, lo scorso marzo, ha annullato quel risarcimento, ammettendo il ricorso alla Presidenza del Consiglio in favore dei magistrati di Caltagirone. La famiglia di Marianna, oggi, ha a sua volta presentato ricorso in Cassazione contro questa decisione. Ora è attesa l’ultima sentenza che servirà a stabilire quanto dolore ancora dovranno patire questi orfani dopo.