La sonda ha lasciato Cape Canaveral senza intoppi dopo due brevi rinvii: si avvicinerà alla nostra stella più di qualsiasi altra sonda prima di oggi.
A distanza di pochi giorni dal rientro di Luca Parmitano, l’astronauta italiano dell’ESA che più di ogni altro collega europeo ha vissuto nello spazio aperto in una lunga missione sulla Stazione Spaziale Internazionale, ecco un’altra missione importantissima che si è appena concretizzata.
La sonda europea Solar Orbiter è stata infatti lanciata da Cape Canaveral poco dopo le 5 di questa mattina dopo oltre vent’anni di esperimenti e di lavoro di progettazione. La sonda è di gran lunga la missione più costosa e ambiziosa mai realizzata dall’ESA: il suo scopo è avvicinarsi al Sole e raccogliere quanti più dati possibili sulla nostra stella per poi elaborarli nei laboratori dell’ESA.
Il lancio è stato inizialmente rinviato prima per una verifica tecnica che ha momentaneamente interrotto il conto alla rovescia e poi per alcuni problemi di carattere meteorologico quindi al definitivo “OK Go” è stato regolarmente eseguito ed effettuato senza problemi. Lanciato da un vettore Atlas45 fornito dalla Nasa la sonda ha regolarmente lasciato la piattaforma di Cape Canaveral per iniziare il suo viaggio che la porterà a 42 milioni di chilometri dal Sole.
Il lancio era stato programmato alcuni mesi fa sfruttando l’allineamento della Terra e di Venere che ha creato la traiettoria ideale e la spinta gravitazionale dei due pianeti per posizionare la sonda nella sua posizione di arrivo prevista, a circa 42 chilometri dal Sole.
Mai nessuna sonda era partita per avvicinarsi così tanto alla nostra stella. Solar Orbiter raccoglierà immagini e dati che riguardano il ciclo di 11 anni di attività. Sotto osservazione le violente tempeste che hanno causato danni radioelettromagnetici ai nostri satelliti. Un bel danno per le comunicazioni radio e GPS.
Imponente la struttura del Lancio Atlas, un missile della serie V della United Launch Alliance: oltre 60 metri di altezza. Ci sono voluti quasi cinque mesi per allestirlo sulla rampa di lancio 41 del Kennedy Space Center. Il suo potente rombo ha squarciato l’aria per decine di chilometri. La sua scia è stata visibile anche a centinaia di chilometri di distanza, fino alle Bahamas.
Ci vorranno più di due anni di volo perché si ponga nella sua orbita definitiva. Equipaggiato con dieci strumenti altamente avanzati, uno dei quali italiano ed elaborato dall’Università di Firenze, inizierà il suo lavoro di studio in condizioni estreme. Ogni cinque mesi sarà più vicino al Sole persino di Mercurio. Resisterà a temperature superiori ai 500 gradi grazie alla protezione del suo scudo termico.
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