Niccolò è in viaggio verso l’Italia ma il Corriere della Sera racconta il grande lavoro e la solidarietà del personale italiano a Wuhan per non far mai sentire solo il ragazzo: «I genitori debbono essere orgogliosi di lui».
Niccolò non è mai rimasto solo. Hanno pensato a lui i sanitari cinesi e soprattutto il personale italiano. Parla da Wuhan al Corriere della Sera, la professoressa Sara Platto, che con due volontari cinesi sta aiutando l’adolescente in questi giorni di ansia. «I genitori debbono essere orgogliosi di lui». La cronaca di una notte accanto a Niccolò. Il signor Tian, il volontario cinese che sta facendo tanto per il nostro ragazzo bloccato da una settimana nella città del coronavirus, arriva in aeroporto. Per la seconda volta deve riportare in città il suo giovane amico italiano. Gli misura la temperatura. Aveva 37,3 poche ore prima, per questo non è stato imbarcato sull’aereo militare britannico che ha evacuato altri otto nostri connazionali. Ma non lui. Il termometro di Tian segna ora 36,5.
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Tian lo comunica a Sara Platto, la professoressa universitaria bresciana che da una settimana si occupa dello studente. «Tian mi ha mandato una foto del termometro: 36,5» – ha detto Sara. In questi giorni, sentendola su WeChat, è stata sempre forte e ottimista, ma ora c’è delusione e stanchezza. «Aveva la febbre a 37,3 e ci sono normative cinesi che prevedono che sopra 37, anche se 37,3 si considera semplice rialzo termico, non lo possono far imbarcare, ma la decisione finale non spetta ai cinesi. Non posso dire altro». Ormai da giorni in Italia sappiamo che a Wuhan, Niccolò, che ha diciassette anni e da Grado era partito per un programma Intercultura di alcuni mesi in Cina, è diventato uno dei tanti cittadini del ground zero dell’epidemia. Non possono uscire dalla città in quarantena collettiva.
«Dico solo che i genitori del ragazzo debbono essere molto orgogliosi di lui… la gente va via da qui per paura e il ragazzo non lo fanno partire, non lo imbarcano»- le parole di Sara Platto. Per quel rialzo termico che in giorni normali non gli impedirebbe di stare tra gli amici, andare a scuola. Ora invece quell’oscillazione tra 37,3 e 36,5 è diventata una febbre capricciosa e maledetta. Ora si deve sperare che un Falcon italiano o un altro aereo possa arrivare presto a Wuhan e imbarcarlo, al terzo tentativo. Ed è passata una settimana. Domenica 2 febbraio, Niccolò, è rimasto in aeroporto perché aveva 37,7. In ospedale hanno fatto analisi e grazie al cielo hanno escluso che fosse stato contagiato dal virus.
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Sara Platto conta sul Signor Tian, che ha trent’anni, fa la guida turistica e il volontario per la ong ambientalista «China Biodiversity Conservation and Green Development Foundation», guidata da Pechino dal dottor Zhou Jinfeng. Il dottor Zhou sta cercando una soluzione, è in contatto con l’ambasciata italiana e dà tutto l’appoggio possibile. Ha buoni contatti con le autorità e grazie a queste si è potuto trovare subito un alloggio: già un’impresa ora che per essere accettati a Wuhan bisogna esibire un certificato di non contagio. Da una settimana Tian dorme in una stanza accanto a quella del ragazzo, continua a svolgere la sua attività di sostegno allo sforzo anti virus in città, ma si preoccupa di portare il necessario al giovane italiano. Il nuovo stop, l’altra notte, deve essere stato duro. «Vorrei fargli arrivare qualcosa da mangiare di italiano, pasta, sugo, vorrei mandargli il pane fresco, ho la macchina per farlo a casa. E poi ho anche la Nutella. Ma siamo a tre quarti d’ora di macchina da dove sta lui e io non ho un’auto a disposizione. Ho chiesto anche a Lorenzo e troveremo un modo per mandare un pacchettino» – ha detto la professoressa Platto, a casa con il figlio di 12 anni.