Lamp Life | la recensione del nuovo cortometraggio di Toy Story

Lamp Life, il nuovo cortometraggio dedicato al personaggio di Bo Peep di Toy Story, è adesso disponibile sulla piattaforma streaming Disney+. Sette minuti per approfondire un personaggio a suo modo rivoluzionario.

Da anni la Disney sta cercando di rivedere la centralità delle proprie figure femminili nei suoi film d’animazione, non limitandosi a dare loro un ruolo di primo piano nella narrazione, ma facendo aderire i ritmi e l’andamento del racconto alle esigenze di questi personaggi.

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Lamp Life, il cortometraggio su Bo Peep

Già Toy Story 4 confermava lo sforzo di tutta la Disney (quindi ovviamente anche della divisione Marvel) di mettere al centro del proprio racconto nuovi personaggi femminili dalla profondità inedita. Ne Gli Incredibili 2, ad esempio, il personaggio di Elastigirl non si limitava semplicemente ad imprimere la direzione alla narrazione, ma addirittura determinava il ritmo del film e lo stile che doveva avere l’azione, che si metteva al suo servizio, divenendo improvvisamente più dinamica e meno muscolare rispetto a quella invece del primo episodio con protagonista Mr. Incredibile. Così anche Woody in Toy Story 4 era circondato da figure femminili che ovviamente portavano avanti la trama (sia dal lato dei buoni, che da quello degli antagonisti). Bo Peep, nel quarto film della saga animata, tornava dopo essere “scomparsa” nel terzo capitolo. Il personaggio è profondamente cambiato, ha accettato la sua condizione di “lost toy” e per questo non vuole essere “salvata” da nessuno. Addirittura, rivendicando fieramente il suo processo di “empowerment”, si offre per aiutare gli altri. Così nel film la vediamo addirittura muoversi e volteggiare su schermo con la grazia tipica delle eroina del cinema di Miyazaki.

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Un prodigio tecnico

Il cortometraggio non fatica a mantenere gli standard tecnici (altissimi) della serie. In questo senso, Lamp Life gode in tutto e per tutto della medesima cura riposta per i capitoli principali della serie. Anche l’aspect ratio del film è mutuato da quello del quarto capitolo (non 1.33:1 come Toy Story 3, ma più stretto e lungo). Così le inquadrature rendono evidenti i rapporti di scala dei protagonisti con gli ambienti nei quali si muovono. Anche l’illuminazione (che già in Toy Story 3 e Toy Story 4 svolgeva un ruolo fondamentale, cambiando addirittura il senso e la destinazione degli ambienti) mantiene i perfezionamenti già adottati per la fotografia del quarto episodio, in grado di rendere estremamente credibili i materiali di cui sono fatti i giocattoli che vediamo su schermo.

I sentimenti come motore del tutto

Nonostante Lamp Life non faccia effettivamente alcuno sforzo per non risultare prevedibile, il cortometraggio disponibile su Disney+ può essere uno stimolo per rivedere il quarto capitolo della serie, frettolosamente derubricato a film “accessorio”, bello ma non indispensabile, e che invece, ad uno sguardo attento, nasconde parecchi elementi di interessi. Come già sembrava suggerire Toy Story 4, che certamente non godeva della scrittura impeccabile del terzo capitolo, lo scopo di questo nuovo corso della saga sembra essere quello di cercare la tenerezza in modi sempre diversi. Non è più l’azione l’elemento principale della serie e persino la complessità espressiva di quel fondamentale terzo capitolo sembra ormai lontana. Quel che conta adesso in Toy Story sono solo i sentimenti come motore del tutto.

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