Nel 2019 l’industria italiana ha vissuto il suo anno orribile. Torna a scendere dopo anni di progressi. Secondo l’ Istat in rapporto al dato dell’ultimo mese dell’anno ha potuto stimare un calo dell’ 1,3% in media d’anno rispetto al 2018. In quella circostanza si era registrata una crescita dello 0,6%
L’ industria italiana, dopo anni di ripresa costante, fa registrare un crollo assoluto nel 2019. Il rapporto dell’ Istat è in tal senso impietoso: -1,3% in soli dodidi mesi. Rispetto all’ ultimo mese dell’anno del 2018, che faceva registrare un +0,6, il calo è sensibile. Numeri allarmanti se si considera che, dal 2014 in poi, l’ industria italiana aveva sempre fatto registrare crescite costanti (seppur lievi) in termini percentuali. Per ritrovare un altro ‘saldo’ negativo, bisogna tornare addirittura al 2013.
Quali fattori hanno influito così tanto? Gli statistici hanno le idee chiare. “Nel complesso del 2019 la produzione industriale ha mostrato una diminuzione rispetto all’ anno precedente, la prima dal 2014. In caduta libera il comparto degli autoveicoli: l’ anno scorso la produzione del settore è diminuita del 13,9%. Si tratta del calo più marcato dal 2012. Soltanto a dicembre, la produzione di autoveicoli è diminuita dell’ 8,6%”.
L ‘Istat aggiunge. “Tra i principali raggruppamenti di industrie, la flessione si registra più marcata per i beni intermedi. Meno forte e meno di impatto per i beni strumentali, che riescono a tenere numeri tutto sommato conformi. Un lieve incremento ha caratterizzato, invece, la produzione di beni di consumo e di energia”.
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L’ ultimo trimestre ha influito pesantemente sul dato complessivo. Nel periodo ottobre-dicembre, infatti, il livello della produzione ha segnato una flessione dell ’1,4% rispetto ai tre mesi precedenti. Un numero davvero anomalo tanto che bisogna risalire al 2012 per trovare una simile flessione trimestrale. Ancora più inquietante è il rapporto sul solo mese di dicembre. In questa porzione temporale ristretta, il calo è addirittura del 2,7% rispetto a novembre. “Per l’ indice corretto per gli effetti di calendario – precisa Istat – si stima una flessione, in termini tendenziali, del 4,3%”.
“Considerando l’ evoluzione congiunturale riferita al 2019 – aggiunge – si è registrato un aumento solo nel primo trimestre (al netto dei fattori stagionali). Il calo è globale nei successivi. Si sono dunque avute continue flessioni, con dati negativi più marcati negli ultimi tre mesi dell’ anno. Anche la dinamica tendenziale dell’ indice corretto per gli effetti di calendario è stata negativa per quasi tutti i mesi del 2019”. In un mare di difficoltà, i soli settori di attività economica capaci di registrare incrementi tendenziali sembrano toccare la tecnologia. Bene la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica (+5,3%). Si difendono a dovere l’ industria alimentare, bevande e tabacco (+2,9%). L’ Istituto, sul futuro, non ha dubbi. “Si rischia di mantenere un profilo negativo. E’ probabile il proseguimento della fase di debolezza dei livelli produttivi”.
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