Classe 1919, giornalista di qualità. E’ stato direttore dell’Ansa e docente di giornalismo alla Luiss. E sopratutto testimone e cronista di ottant’anni di storia dell’Italia.
101 anni e non sentirli, si potrebbe dire. Una vita molto lunga, trascorsa a raccontare il mondo. Sergio Lepri, giornalista e saggista di lunghissimo corso, ha visto tanto. Da giornalista dell’Ansa, poi da direttore, ed in generale da cronista attento. Scrive ancora, ed il suo segreto di lunga vita appare semplice, così come lo racconta in una bella intervista al Corriere della Sera : “Poco cibo, un bicchiere di vino rosso, molto sport. A 71 anni ho scalato il Cervino. Ho sciato fino a 96 anni, fino a quando camminando con gli scarponi sono scivolato e mi sono rotto la testa. Ho continuato per altri sei mesi a giocare a tennis, poi ho dovuto smettere”. Naturalmente c’è anche il suo racconto professionale, che è anche un storico, politico: “Ero iscritto al partito d’Azione ma accettai di dirigere il giornale clandestino dei liberali, L’Opinione. A Firenze la guerra civile aveva una sua moderazione. Fino a quando non fucilarono cinque renitenti alla leva, e i partigiani risposero uccidendo Giovanni Gentile” ricorda Lepri.
Leggi anche ->Coronavirus: 811 vittime, otto italiani tornano in Europa, non c’è il 17 enne
“Come studente di filosofia – dice – ammiravo Gentile, ma
aborrivo le sue idee politiche. Fu un grande maestro; ma fu un
cattivo maestro“. E Benedetto Croce? “Mi deluse. Aveva architettato una complessa proposta per salvare la
monarchia: il re avrebbe dovuto affidare la luogotenenza
non al figlio Umberto, ma al nipote Vittorio Emanuele – che si
sarebbe poi rivelato uno sciagurato – sotto l’egida di De
Nicola. Mi pareva un pasticcio. Io ero per la Repubblica. Così
lasciai il Pli per la Concentrazione democratica repubblicana,
guidata da Ferruccio Parri e Ugo La Malfa” ricorda Lepri. Prima c’è l’esperienza della guerra, che Sergio Lepri ha vissuto in prima persona: “Come laureato avrei dovuto fare il corso allievi ufficiali. Ma l’altezza minima, che prima era un metro e 54 come quella del re, era stata portata a un metro e 60; e io ero un metro e 59 e otto millimetri” racconta. “Mi mandarono al reggimento. Caporale, caporalmaggiore, sergente: ufficio operazioni comando della Quinta Armata. E posso dire che la storia dell’armistizio a sorpresa e dell’esercito lasciato senza ordini è un po’ una leggenda autoassolutoria: già nella notte tra l’11 e il 12 agosto arrivò l’ordine per le divisioni costiere di ruotare l’artiglieria di 180 gradi. I cannoni non erano più puntati sul mare in funzione antisbarco; perché gli Alleati non erano più nemici”. E cosa avvenne l’8 settembre? “Scappai a piedi, da Firenze a Reggello. Mi nascosi nella villa di un amico, anche lui disertore. Venne il maresciallo dei carabinieri a dirci: ‘Ho l’ordine di arrestare tutti i giovani sbandati. Ma sono le 5 del pomeriggio, e ho molto da fare. Tornerò domattina’. Era un chiaro invito a sparire. Così salimmo sul Pratomagno, la montagna nell’ansa dell’Arno, un posto bellissimo. Ogni quindici giorni un poliziotto passava da mia madre Ida a chiedere dove fossi”.
Leggi qui ->Migranti libici, Sos Alarm Phone: 91 in grave pericolo
Sono tanti i ricordi della sua vita da giornalista e poi da direttore della principale agenzia di stampa italiana: le esperienze negli Stati Uniti, in Unione Sovietica. Il rapporto con i grandi politici della cosidetta “Prima Repubblica”: “Una volta chiamò Moro e chiese se avrei dato notizia dell’attacco di Malagodi al centrosinistra, risposi che l’avrei fatto di sicuro. Stette in silenzio, poi disse: “Mi rendo conto”. Ma cosa ha votato, nel corso della sua lunga vita, Sergio Lepri? “All’inizio Pri“ risponde. “Negli anni 70 e 80, scheda bianca. Poi l’Ulivo“.
Ed oggi? Tempo fa, fu proprio Lepri a dire di Renzi: “Non lo giudico, ma se fallisce sarà il disastro”. “Sono arrivate le Sardine però” argomenta Lepri. “Renzi ha fatto e continua a fare molti errori, ma non condivido la demonizzazione che ne viene fatta. Salvini è peggio, mi fa paura. Sono un liberale; non mi piace la democrazia illiberale”. Il fascismo può tornare? “Nulla torna. Tutto muta: anche la morale, i valori. La storia cambia ogni giorno. E va scritta con la “s” minuscola: perché è la storia di tutti noi, dei miliardi di esseri umani che abitano la Terra”. “A 101 anni – conclude Sergio Lepri – scrivo ancora online. La rete è una straordinaria opportunità per arricchire l’informazione, e anche per verificarla. Certo, ci sono pure pericoli. La rete cambia tutto a una velocità fino a ieri impensabile. Anche il nostro modo di pensare”.