I pregiudizi che preannunciavano un Sanremo sessista non sono riusciti a rovinare la festa. Cinque grandi prime serate hanno coronato i 70 anni di questo Festival della musica Italiana
Il connubio nella conduzione della sobrietà di Amadeus con la geniale follia di Rosario Fiorello hanno regalato semplicemente magia. Considerando una maratona per le ore di diretta, Tempora tempore tempera, davanti al piccolo schermo non si è avvertito nessun indebolimento dello spettacolo. Vince Diodato, poi le solite polemiche.
Partiamo dalla fine: il testo e l’esibizione “Non fa rumore” di Diodato, insieme a Tosca e Gabbani, sono le canzoni che evocano la tradizione sanremese. Ma oltre alle canzoni c’è di più in questa 70esima edizione del Festival di Sanremo: ci sono le emozioni, le lacrime e le risate. Ci sono le lacrime e le emozioni che ha regalato Rula o Paolo. Ci sono le risate che ha regalato il magnifico Fiorello con le sue imitazioni.
Il monologo di Rula sulla violenza contro le donne ha colpito la coscienza di tutti, colpevoli e non. Sono stato rapito dal suo racconto. «Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore e musica». Così recita nel suo monologo, rievocando dei momenti terribili che riguardano sua madre «brutalizzata e stuprata due volte, a tredici anni da un uomo, poi dal sistema».
Io sto con Paolo
C’è poi tutta la tenerezza e la lezione di vita che ci ha regalato Paolo, insieme a suo fratello, simbolo di amore e compostezza. Paolo è un giovane di origini sarde di 22 anni che quattro anni fa ha scoperto di avere la Sla. Insieme all’amico Christian Pintus ha presentato a Sanremo Giovani il brano che ha scritto, Io sto con Paolo. Un messaggio: non solo d’amore, ma di coraggio, fatto di sacrifici. “I limiti sono solo dentro di noi. Ricordate che il tempo che abbiamo a disposizione è poco ed è nella mente che ristagnano le disabilità più gravi”. Dice il testo, Amadeus, che non è riuscito a trattenere le lacrime durante l’esibizione del ragazzo, ha voluto far ascoltare a tutti quel brano, che rappresenta un inno alla forza di volontà. “La mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso…” e accanto a lui – sul palco dell’Ariston – lo sguardo dolce del fratello, che ha lasciato tutto per aiutarlo.
Francesco Gabbani e gli altri
Francesco Gabbani con le dichiarazioni in conferenza stampa a pochi minuti dalla fine del Festival, ha spento ogni tipo di polemica sul nascere: “Sono contento per Diodato, artista che si merita in questo momento di avere queste posizioni, scrive canzoni con l’animo aperto“. Quindi si è rivolto proprio a Diodato, seduto al suo fianco in sala stampa: “Complimenti diodato sono veramente contento per te, l’ho detto prima. Poi chi ci vuole credere, bene, chi non ci vuol credere s’arrangia”.
E’ anche un Sanremo “estetico”, trasformista, quello portato da Achille Lauro sul palco, che ha sfoggiato varie mise rievocando San Francesco o la Marchesa Luisa Casati Stampa, non dimenticando anche di rendere omaggio a David Bowie e trasformandosi, nel’ultima sera del Festival, in una Elisabetta I con il viso incorniciato di perle.
C’è anche il record di ascolti in questo Sanremo che pecca solo di una cosa, un tasto dolente, che sì rimarrà nella storia del Festival 2020: la provocazione di Morgan nei confronti di Bugo, che ne ha decretato la squalifica. Ma da Morgan ce lo aspettavamo…