Gualtieri: “ereditato un Paese fermo, bisogna rimboccarsi le maniche”

Spread e altri calcoli: il ministro dell’economia Gualtieri è soddisfatto dei risultati del governo giallorosso che ha ereditato, le sue parole, un Paese fermo.

E’ la prassi comune di ogni ministro dell’Economia ‘scaricare’ le colpe di numeri impietosi sui governi che lo hanno preceduto. Gualtieri lo fa, seppure in modo molto pacato e con la legge dei numeri in mano. L’attuale ministro dell’economia viene esaminato dall’attento Sole 24 Ore. La minore spesa determinata dalla frenata dello spread sui conti 2019 supererà a consuntivo i tre miliardi di euro, allargando ancora quel delta da 2,7 miliardi che aveva separato i calcoli del Def di aprile, scritto dal governo Conte nel pieno della battaglia con la commissione. E in termini cumulati, fino al 2022 la calma dei tassi sui titoli italiani produrrà un aumento del 3,1% negli investimenti fissi lordi, del 2,2% nei consumi interni e dell’1,4% in termini di Pil.

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Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si presenta con queste cifre, prodotte dai modelli econometrici del Tesoro, per diffondere un po’ di ottimismo nella platea dei banchieri riuniti all’Assiom Forex di Brescia. Aggiunge che anche sui saldi 2020 la spesa per interessi potrebbe essere inferiore al previsto e prova a risollevare un po’ l’umore anche sulle prospettive dell’economia reale, descritta in “sostanziale stagnazione” dal
governatore Visco, ribadendo che “gli indicatori anticipatori sembrano far pensare a un recupero dopo il pessimo quarto trimestre 2019”. Ma ci si deve fermare di fronte alle tante incognite della congiuntura, perché lo stesso Gualtieri riconosce che il contesto internazionale continua a ballare “in altalena fra dati incoraggianti e segnali di rallentamento, il governo giallorosso ha ereditato un Paese fermo e bisogna rimboccarsi le maniche per rilanciarlo”.

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Il primo ingrediente del successo è quello della stabilità, nell’«orizzonte di legislatura» che Gualtieri ha evocato in questi giorni per sottolineare «la correlazione tra politiche stabili e fiducia degli investitori» indicata dalla curva dello spread dopo il voto emiliano-romagnolo. Ma per essere effettiva, questa stabilità deve superare più di un ostacolo. E se la prescrizione domina il dibattito italiano, la miniriforma del Mes (promosso dall’80% della platea del Forex che nel sondaggio organizzato da Radiocor-Il Sole 240 re lo giudica una garanzia mentre solo 20% lo ritiene un rischio) promette di tornare a occupare presto la linea fra Roma e Bruxelles. Il titolare dei conti ribadisce che il cuore, positivo, dell’intervento è nell’attivazione della prima forma di backstop europeo per le crisi bancarie, che nella «logica di pacchetto» promossa da Roma deve essere il prologo di un intervento più strutturale sullo sviluppo dell’Unione bancaria ancora invischiato nell’eterno dibattito comunitario sulla priorità da assegnare alla riduzione o alla condivisione dei rischi. Sul punto Gualtieri ha buoni argomenti nel sottolineare chela condivisione può ridurre i rischi e che alcuni strumenti teoricamente di sicurezza finirebbero per aumentare le incognite, come la modifica del trattamento prudenziale dei titoli di Stato che farebbe dell’Europa l’unica area finanziaria priva di uno strumento liquido a rischio zero.

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