Preoccupa l’eventuale assenza dei voti di Italia Viva: al Senato più che alla Camera. Ed il rischio sarebbe di andare sotto nella votazione sulla prescrizione.
Il voto sulla riforma della prescrizione, tanto cara al ministro Bonafede ed ai 5 Stelle, rischia di diventare una trappola per il Governo. Non tanto alla Camera, quanto al Senato. Alla Camera dei deputati, infatti, la maggioranza di governo potrebbe avere i voti necessari sulla prescrizione anche senza il sostegno di Italia viva. Questo sia in commissione e tanto più in Aula. Anche nel caso in cui si arrivi a votare in aula la proposta di legge di Forza Italia, quella a firma di Enrico Costa: anche senza i voti di Italia viva, la maggioranza dovrebbe superare l’ostacolo del voto. Sempre che i deputati Pd, M5s e Leu siano presenti in Aula e votino compatti. La stessa tranquillità non ci sarebbe però in Senato, dove il governo giallorosso già normalmente raggiunge la maggioranza per pochi voti. Con Italia Viva che vota contrario, la situazione rischierebbe di capovolgersi a favore delle opposizioni. Sia nel caso di un voto in Aula sullo stop alla riforma della prescrizione, sia sotto forma di proposta di legge ad hoc, sia di emendamenti ad altri provvedimenti.
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Se i 17 senatori renziani dovessero votare con il centrodestra, la maggioranza rischia veramente di andare sotto nel conteggio dei voti. Ovviamente, si tratta di calcoli fatti sulla base dei numeri ufficiali dei diversi gruppi: le dinamiche parlamentari, lo insegna la storia della politica italiana, prevedono però possibili defezioni o assenze strategiche. Senza contare la possibilità di un “soccorso esterno” alla maggioranza da parte di soggetti esterni alla stessa, che però decidano di sostenerla. I cosiddetti “responsabili”. Ad esempio, corre voce che i moderati di Forza Italia potrebbero prendere una decisione del genere.
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Resta il fatto che, sulla carta, il nodo prescrizione e il tema della giustizia in generale possono mettere a rischio la tenuta della maggioranza e, quindi, del governo. C’è un modo per risolvere in modo “politico” il problema: i renziani non dovrebbero partecipare all’eventuale voto quando il Senato sarà chiamato ad esprimersi. Altrimenti, i numeri parlano chiaro: alla Camera il centrodestra con Italia Viva può contare su 296 voti, a cui potrebbero aggiungersi una manciata di voti di +Europa, che però è contrario alla riforma Bonafede. La maggioranza, seppur priva dei renziani, può invece contare su 310 voti, a cui potrebbero aggiungersi i 4 deputati delle Minoranze linguistiche e alcuni voti di ex M5s e di deputati non iscritti ad alcuna componente. Dunque, a Montecitorio Pd, M5s e Leu potrebbero farcela. Al Senato, invece, la situazione è più delicata: il centrodestra con Italia viva può contare su 156 voti, a cui potrebbero aggiungersi alcuni voti di senatori iscritti al Misto. La maggioranza senza i renziani può contare su una forbice che va da un minimo di 147 voti fino a 155-157. E’ evidente che per ‘battere’ le opposizioni e i renziani la maggioranza ha bisogno di un aiuto esterno.