Treno deragliato, chi sono le vittime

Giuseppe Cicciù, 51 anni, e Mario Di Cuonzo, 59. Sono loro le due vittime del deragliamento del Frecciarossa. Esperti ferrovieri, erano molto apprezzati per la loro professionalità.

Mario Di Cuonzo e Giuseppe Cicciù, i due macchinisti morti nell’incidente del Frecciarossa

Due macchinisti di grande esperienza, apprezzati e benvoluti dai colleghi. Giuseppe Cicciù e Mario Di Cuonzo: sono loro le due uniche vittime del disastro ferroviario del Frecciarossa. Cicciù aveva 51 anni: originario di Reggio Calabria, era un ferroviere ed un delegato sindacale. Era molto conosciuto negli uffici della Fit Cisl: «Alle ultime elezioni per le rappresentanze sindacali non si era ricandidato, anche se a malincuore, perché si era risposato da poco e aveva avuto una bambina. Ma lo vedevamo spesso, qui, o nelle nostre sedi alla stazione Garibaldi e in Centrale» racconta il segretario regionale del sindacato di categoria, Giovanni Abimelech. Il ricordo che colleghi e sindacalisti hanno di lui è dolce, affettuoso: «un amicone, uno allegro e che portava buonumore» ricordano in tanti. Ma anche un battagliero sindacalista: si era battuto spesso sulla questione dei ritmi e dei carichi di lavoro: «Sapeva sulla propria pelle quanto possano essere pesanti certi orari di lavoro per un macchinista e quanto sia delicato questo aspetto per la sicurezza di tutti, oltre che per la salute dei lavoratori stessi» aggiunge Abimelech.

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Una immagine dall’alto del luogo del deragliamento

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L’altro ferroviere che ha perso la vita nel disastro è Mario Di Cuonzo, 59 anni, originario di Capua (Caserta). I colleghi lo raccontano come un «pioniere dell’alta velocità, un Ferroviere con la F maiuscola, un macchinista di grande professionalità». Era vicino alla pensione: pochi mesi e avrebbe smesso di lavorare: si sarebbe dedicato alla moglie ed al figlio, che lascia. «Aveva fatto parte della prima squadra reclutata per guidare i Frecciarossa» ricorda Luigi Ciracì, sindacalista Filt Cgil. Era iscritto al sindacato anche se non aveva ruoli rappresentativi. Appassionato del proprio mestiere, fu tra i primi ad essere selezionato per guidare i treni ad alta velocità. E’ stato anche istruttore: molti macchinisti di “Frecciarossa” sono stati suoi allievi.

Alessio Ramaccioni

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