I sindacati al tavolo con il governo hanno chiesto di istituire un assegno di garanzia per i giovani lavoratori con carriere discontinue a partire da 780 euro. L’ostacolo all’attuazione è il reperimento dei fondi.
Come annunciato dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, il primo incontro per riformare le pensioni sarebbe stato sulla “pensione di garanzia giovani“.
Così, nell’incontro del 3 febbraio, l’iniziativa presentata dai sindacati alla commissione di intenditori, è stata di cominciare da una somma minima di garanzia, sotto la soglia della pensione di cittadinanza, ossia 780 euro.
Un importo che potrà incrementarsi proporzionalmente agli anni di lavoro e in cui si è stati sul mercato di lavoro in diverse forme.
Chi coinvolge la proposta
Tale proposta a cui sta lavorando il tavolo, è per chi ha iniziato a lavorare, con carriere non continue e precarie, patendo dal 1996 con pensioni conteggiate con sistema totalmente contributivo, e per chi quindi rischia di raggiungere l’età della pensione con scarni assegni previdenziali.
La somma dell’assegno si dovrebbe calcolare sia tramite e contributi versati, sia con tutti i contributi figurativi applicabili in carriere non continue e precarie ma non solamente. Il calcolo riguarda anche tutte le situazioni che concernono periodi formativi, il lavoro per cura familiare e i periodi di bassa retribuzione.
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L’ostacolo delle risorse
Il governo ha dato piena disponibilità a riflettere sull’ipotesi avanzata dai sindacati così da permettere ai giovani di avere assegni più dignitosi.
Il serio problema attuativo di questa ipotesi sono però i fondi da utilizzare. Da qui l’obiezione della Uil che chiarisce che prima vanno mostrati i fondi a disposizione poi si può entrare nella questione e non viceversa.
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Il calendario dei prossimi incontri ha previsto: il 7 febbraio la rivalutazione pensioni, il 10 febbraio flessibilità in uscita e il 19 febbraio previdenza complementare.