Il Tribunale del Riesame decide se fare uscire dal carcere Salvatore Laspagnoletta e altri 24 ultras del Melfi accusati della morte di Fabio Tucciariello a Vaglio (Potenza).
Gli avvocati di Salvatore Laspagnoletta e dei tifosi del Melfi in carcere (24, uno è ai domiciliari), chiedono l’attenuazione della misura cautelare per i loro assistiti. Oggi si è svolta l’udienza al Tribunale del Riesame di Potenza sulla richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere per il 30enne tifoso del Melfi (Eccellenza lucana) accusato dell’omicidio volontario del supporter della Vultur, Fabio Tucciariello, investito lo scorso 19 gennaio, a Vaglio Basilicata (Potenza). Le udienze del Riesame hanno riguardato molte delle posizioni delle 26 persone coinvolte nell’agguato di Vaglio: il Tribunale potrebbe proseguireil suo lavoro domani. Oltre a Laspagnoletta sono in carcere, con l’accusa di aggressione e detenzione aggravata di armi improprie, 24 tifosi della Vultur, mentre un altro è ai domiciliari.
Il verbale con le prime ammissioni di Laspagnoletta era stato depositato al Riesame. “Credevo che si spostassero” – ha detto il tifoso del Melfi al gip che due settimane fa ha convalidato il suo arresto per la morte del 39enne di Rionero Fabio Tucciariello e le lesioni ad altri 3 ultras bianconeri. I tifosi della Vultur arrestati avevano teso un agguato ai rivali gialloverdi. Sulla trascrizione delle parole del 30enne, quindi, è destinata con ogni probabilità ad aprirsi una serrata discussione tra l’accusa e la difesa.
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L’ammissione di Laspagnoletta è arrivata dopo una serie di contestazioni del gip Lucio Setola al suo racconto, per cui vedendosi aggredito con mazze e bastoni da una cinquantina di persone che si erano appostate a bordo strada avrebbe accelerato per fuggire e non si sarebbe reso conto di aver investito con la sua Punto Abarth i 4 tifosi del Rionero.
Il gip gli aveva fatto notare, in particolare, le dichiarazioni di altri tifosi del Melfi, che poco dopo il fattaccio hanno riferito di aver saputo da chi era in macchina con Laspagnoletta, che si erano ‘caricati’ qualcuno di quelli che avevano teso l’agguato al loro corteo. Un fatto di cui quindi, evidentemente, erano ben consci.