Oggi 5 febbraio per il Santo e l’Onomastico del giorno si celebra una delle sante più amate in Italia: Sant’Agata, patrona di Catania.
Festa grande oggi ai piedi dell’Etna. Il 5 febbraio la Chiesa cattolica celebra Sant’Agata, vergine e martire, santa patrona di Catania, di Malta e della Repubblica di San Marino. Sant’Agata è vissuta durante il III secolo d.C., nata da una famiglia di nobili a Catania intorno al 235 d.C. sotto il consolato di Quinziano. La tradizione vuole che si sia consacrata a Dio all’età di 15 anni, con la richiesta al Vescovo di Catania di portare il velo rosso delle vergini consacrate e diventare diaconessa. Le fonti storiche e le leggi dell’epoca raccontano che la ragazza doveva avere almeno 21 anni per poter ricoprire tale ruolo, teoria accreditata dal fatto che alcuni documenti attestano che Agata era proprietaria di beni immobili (quindi maggiorenne) e che durante il suo processo fu attuata la Lex Laetoria, una legge indirizzata ai giovani dai 20 ai 25 anni, dove in caso di ingiustizie da parte dell’inquisitore permetteva a chiunque di insorgere, perciò il suo reale anno di nascita dovrebbe risalire almeno al 229 d.C.
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Come diaconessa Agata svolgeva prevalentemente compiti di catechesi, soprattutto per i più piccoli, per prepararli al battesimo, alla comunione e alla cresima. Verso la fine del 250 d.C. e l’inizio del 251 d.C. Quinziano arrivò a Catania e mise in atto l’editto dell’imperatore Decio, che imponeva a tutti la conversione alla religione pagana, causando una crudele persecuzione a chiunque si opponesse. Agata e la sua famiglia fuggirono a Palermo, ma furono scoperti e riportati a Catania. Quando il proconsole vide la fanciulla si innamorò di lei e, messo al corrente della sua consacrazione, le chiese di convertirsi alla religione pagana. Al suo netto rifiuto Quinziano la inviò per un mese presso la cortigiana Afrodisia, persona molto corrotta e dedita alla prostituzione, che, con varie pressioni psicologiche e minacce, tentò di corrompere la Santa. Agata, invece, si affidò ancora di più a Dio portando Afrodisia ad arrendersi e a riconsegnare la giovane a Quinziano. Il proconsole, spazientito e, molto probabilmente, bramoso anche delle ricchezze materiali di Agata, convocò la ragazza al palazzo pretorio e con un brevissimo processo venne incarcerata e sottoposta ad atroci violenze. La leggenda narra che nella notte in cui subì tale tortura le apparve San Pietro che le guarì le ferite e la confortò.
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La notte dopo l’ennesimo martirio, la tortura dei carboni ardenti, morì nella sua cella il 5 febbraio 251. Sant’Agata fu venerata sin dal primo anniversario della sua morte, difatti si narra che nel 252 d.C. ci fu un’eruzione dell’Etna che distrusse numerosi villaggi, allora i catanesi presero il velo di Sant’Agata e lo portarono in processione e l’eruzione si bloccò. Questo è uno dei tanti miracoli attribuiti alla Santa. I primi festeggiamenti legati alla giovane ebbero luogo in maniera spontanea nel 1126 quando le spoglie di Agata, rubate nel 1040, furono ritrovate e restituite da due soldati, Gilberto e Goselino. Ai nostri giorni Sant’Agata viene celebrata dal 3 al 5 febbraio. In tutte le strade del centro storico di Catania si accendono delle luci artistiche per donare l’atmosfera della festa. Nella mattina del 5 febbraio si assiste alla celebrazione della messa presso la Basilica, con il busto reliquario ancora esposto nella chiesa. Al termine della cerimonia ha inizio una seconda processione con un percorso all’interno della città che termina la mattina del 6 febbraio.
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