L’esecuzione delle prime dodici canzoni in gara si fa notare per qualche sorpresa, alcune conferme ma anche parecchie delusioni.
Sanremo, promossi e bocciati
La prima serata del Festival prevedeva i voti della giuria demoscopica, trecento telespettatori riuniti per assegnare i loro voti a ogni singola canzone. La classifica finale di serata, ancora del tutto provvisoria, ha visto prevalere Le Vibrazioni con Morgan e Bugo sorprendentemente in coda. Ma come spesso accade chi segue il Festival da sempre e canzoni ne ha ascoltate migliaia, offre una chiave di lettura completamente diversa da quella delle giurie.
Le nuove proposte promosse
Intanto ci sono i primi due promossi: sono la giovanissima Tecla, soli sedici anni, che elimina una band interessante e innovativa come gli Eugenio in Via di Gioia, grazie ad appena uno 0.6% di preferenze e Leo Gassmann. Decisioni molto incerte e forbice strettissima anche per la vittoria del giovane figlio di Alessandro Gassmann su Fadi.
Irene Grandi – “Finalmente io” – Irene riunisce in una canzone che porta la firma di Vasco Rossi e Curreri una serie di esperienze sentimentali non particolarmente riuscite che alla fine hanno tirato fuori una volta per tutte la vera lei. Giusto il tentativo della cantante toscana di giocare un po’ meno con gli urletti e i sospiri, una voce più spessa, più aggressiva con un paio di immagini vaschiane (“facciamolo qui, facciamolo adesso”) che funzioneranno. Ok. Non è la migliore canzone di Rossi-Curreri, e forse non è neanche la migliore Grandi. Ma basta. Voto 6.5
Marco Masini – “Il confronto” – Un brano molto intimo che Masini sente, forse anche troppo. Tant’è che nel corso dell’esibizione ha un paio di cali di tono e finisce per risultare un po’ impreciso. La messa a punto di Masini, che fa un bilancio della sua vita senza fronzoli e con molta serenità, piace. Perché guardarsi dentro non è mai facile e spaventa sempre un po’, soprattutto quando si hanno zavorre come le sue. Brano non facile, che non scalerà le classifiche ma al quale va riconosciuta una coerenza di fondo. Voto 6.
Rita Pavone – “Niente (resilienza 74)” – Arrivarci alla sua età, con quella voce e con quella presenza scenica. Un piglio che piace al pubblico e che tutto sommato risulta ammirevole quasi commovente per una che nell’immaginario collettivo è ancora quella della pa-papapa col po-popopomodoro o della pa-papartita di pa-papapallone. Bello il finale, quasi un’invettiva: “Qui non c’è rimasto niente”. L’arrangiamento è molto rock, pure troppo, forse troppo ridondante. Come a voler sottolineare la propria presenza a tutti i cosi. Non passerà alla storia ma non sfigura, non più di tanto. Voto 5.5.
Achille Lauro – “Me ne frego” – Il look francescano è francamente imbarazzante ma il ragazzo ha un coraggio da leoni nell’uscire in scena in quel modo. Qualcuno gli dovrebbe spiegare che più che San Francesco prima di lui l’hanno fatto David Bowie, Peter Gabriel, gli Who, Hendrix e qualche tonnellata di artisti di valore insindacabile. Alla fine il colpo d’occhio serve a distrarre da una canzone che vuole ribadire con le sue iperboli e la sua aggressività quanto già si era capito con “Rolls Royce”. Convince meno, il sensazionalismo a tutti i costi paga? Forse stavolta no: ma solo perché la canzone, obiettivamente, è qualcosa di già masticato. Voto 5.
Diodato – “Fai rumore” – Immediatamente dipinto come uno dei favoriti, presenta un brano bello ma non splendido, inattaccabile da un punto di vista vocale e di metro ma troppo posato e lezioso. È un po’ come leggere il tema del primo della classe. È perfetto: ma al secondo capoverso vorresti leggere che anche lui si fa le canne e guarda dal buco del bagno delle ragazze. Il messaggio del testo è intenso, ed è anche sensato in questo momento storico. Ma contrariamente al titolo il brano non fa rumore per niente. È una buona paginetta di musica. Voto 5.5.
Le Vibrazioni – “Dov’è” – Secondo la giuria demoscopica sono stati i migliori. Secondo alcuni sono eccezionalmente presuntuosi, secondo altri sottovalutati. Il brano non è niente di straordinario. Ennesimo manifesto programmatico di un gruppo che ha avuto successo, ha litigato, si è sciolto, è tornato insieme, ha inciso di nuovo… e via così. Non sono i Rolling Stones e nemmeno i Greta Van Fleet anche se sul palco se la menano parecchio. Come se quel piglio psycho-rock ce l’avessero solo loro. Voto 5.
Anastasio – “Rosso di rabbia” – Bella sorpresa. E si capisce perché Amadeus l’abbia voluto a tutti i costi: rime pesanti, a volte eteree altre sferzanti. C’è un che di schizofrenico nel suo modo di scrivere e di interpretare. È una canzone che ha molti contenuti e rabbia autentica e che non vuole suonare né bombarolo a tutti i costi e nemmeno buonista. Onestamente ci si augura che non vinca: perché il rap non vince, denuncia e sberleffa i vincenti. E Anastasio ha le palle per perdere in classifica e vincere davanti al pubblico nell’unica gara che conta. Voto 7.5.
Elodie – “Andromeda” – La premiata ditta Mahmood-Dardust che lo scorso anno aveva sbancato con “Soldi” affida all’intensa interpretazione di Elodie un brano non particolarmente innovativo e che dà l’idea di già sentito. Anche perché l’onda lunga di Mahmood è stata uno tsunami. Elodie, uno dei pochi talenti veri a essere uscita da un talent show, si cuce addosso un brano non facile che si lasca apprezzare anche per alcune soluzioni sonore molto industriali, assolutamente non sanremesi. Bella, forse da riascoltare a lungo prima di ritenerla splendida. Voto 7.
Bugo e Morgan – “Sincero” – Cosa ti aspetti da Morgan? Imprevedibilità, estro, glam, un pizzico di follia in una rassegna a volte anche troppo tappata. Con Bugo MarcoCastoldiInArteMorgan rispolvera il bello dei suoi esordi con “Iodio” o la straordinaria e stralunata bellezza di “L’Assenzio”. La canzone è davvero pregevolissima con alcune perle che emergono dal testo (Vestirmi male e andare sempre in crisi. E invece faccio sorrisi ad ogni scemo. Sono sincero me l’hai chiesto tu… Ma non ti piace più). Morgan è un bombarolo che scatena il panico e spaventa i bambini. Ma quando fa musica… beh… Chapeau. Voto 8.
Alberto Urso – “Il sole ad est” – Della Serie… “Volevamo Il Volo ma erano in Canada”. E quindi è arrivato questo bravo ragazzo che piacerà tanto alle mamme e alle nonne ma che presenta una canzone banale e mai emozionante. Gran voce, ma se canti l’ovvio neppure quella piace così tanto. Copre una nicchia forse necessaria ma della quale in questo momento non si sente così tanto l’esigenza. Voto 4.
Riki – “Lo sappiamo entrambi” – Entrato in quota ‘teenager’ Riki è simpatico e ha una bella faccia. Ma sembra passato da lì per caso, un po’ come quando per fare numero ti tocca chiamare in porta il ragazzino vicino di casa che le fa passare tutte. La canzone è davvero fragile, la sua interpretazione tradisce molta immaturità. Voto 3,5
Raphael Gualazzi – “Carioca” – Porta sul palco un brano surreale e un po’ felliniano: con l’orchestra di piazza, gli ottoni, un testo che sembra una cartolina disegnata da un pittore impazzito e il gusto del sensazionale Gualazzi ha il merito di fare le cose per sé. Il che ogni tanto lo porta anche a vincere scommesse ambiziose. Questa canzone lo è. Voto 6.5.