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Cinema

Le Mans ’66 | Ecco quale è stata la scena più difficile da girare

Il coordinatore degli stuntmen del film Le Mans ’66 ha recentemente parlato di quale, secondo lui, è stata la sequenza di girato più difficile del film

In Ford v Ferrari, questo il titolo originale del film, vediamo uno dei più grandi esempi d realismo in un film. Ma il realismo non è facile da ricreare per il grande schermo. Il regista James Mangold ha affrontato la difficile sfida di portare lo spettatore in un viaggio nel tempo, ricreando il mondo delle auto da corsa degli anni ’60. E lo ha fatto in modo autentico e credibile. Tuttavia non senza diverse complicazioni. C’erano un sacco di auto da corsa vintage, scene ad alta intensità e momenti iconici che sono stati ricreati il film e non tutto è andato liscio come l’olio.

Le Mans ’66 | L’intervista al coordinatore degli stunt

Per esempio il circuito di Le Mans non esiste più e ci sono stati anche altri problemi oltre a questo. Collider ha parlato con il coordinatore degli stunt della pellicola, Robert Nagle, alla Daytona International Speedway. lui ha detto che la sequenza di girato più difficile è stata proprio quella di Le Mans:

“Quella sequenza è stata molto difficile. Avevamo quattro o cinque location da costruire perché ovviamente oggi il circuito non esiste più. Quindi avevamo diverse location in Georgia dove replicare diversi pezzi di Le Mans che erano angoli caratteristici, o pezzi distintivi. Per esempio il Dunlop Bridge, il Tertre Rouge, l’Esses, tutto questo e il Mulsanne Straight.”

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Le Mans ’66 | Altre difficoltà in agguato

Tuttavia, le difficoltà non finiscono qui. La 24 Ore di Le Mans è stata proprio questo: un 24 ore. Ciò significa correre di giorno e di notte e anche nel film, con la pioggia o con il sole. Robert Nagle ha continuato dicendo:

“E poi bisognava anche capire come organizzare la sequenza di auto mentre si taglia dall’una all’altra. E per un periodo di 24 ore, mentre pioveva, senza la pioggia, il giorno, e la notte. Tutto di seguito. Tutto questo ha richiesto un’enorme quantità di pianificazione.”

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