Torna nelle sale Il dottor Stranamore – Ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba, capolavoro di Stanley Kubrick con Peter Sellers.
In occasione del suo quarantennale, il film satirico di Stanley Kubrick torna in sala per ricordare a tutti che quelle stesse ansie e follie che governavano il mondo negli anni ’60 non sono mai andate via, ma hanno solo cambiato forma.
Il dottor Stranamore torna al cinema
Il dottor Stranamore è forse il film di Stanley Kubrick che meglio esemplifica il dualismo alla base di tutto il suo cinema, quello fra desiderio e violenza. Da Arancia Meccanica fino a Full Metal Jacket, infatti, Kubrick ha sempre indagato lo strettissimo rapporto tra la violenza (quella del campo di battaglia o della società) e il desiderio sessuale.
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Nei film di Kubrick sembra impossibile pensare all’adrenalina che suscita la violenza (la sua perpetrazione effettiva ma anche solo il potere di poterla eventualmente perpetrare) slegata dalle pulsioni carnali che emergono proprio a causa di quella adrenalina (o che di quella adrenalina sono generatrici). Sarà infatti la frustrazione sessuale a spingere Ripper all’attacco, convinto che i russi lo stiano avvelenando, riducendo così di conseguenza la sua prestanza sessuale.
L’eredità del film
Se si pensa all’eredità del film di Kubrick, ci si accorge che anche opere apparentemente lontane come Apocalypse Now! di Francis Ford Coppola hanno mutuato da Il dottor Stranamore lo sguardo allucinato sulla guerra, intesa non più come lotta per la sopravvivenza ma come viaggio “drogato” nel dolore, ripreso in maniera surreale e non prettamente realistica. E paradossalmente sarà proprio il capolavoro di Coppola a spingere Kubrick verso la realizzazione di Full Metal Jacket (inizialmente concepito come un film sull’Olocausto), opera che segnerà il definitivo passaggio dal cinema di guerra degli anni ‘50 e ’60 (quello da cui Kubrick era inizialmente partito) al cinema di guerra metaforico e onirico.
Ma Il dottor Stranamore, molto più di altri film di Kubrick, sfrutta il proprio attore come veicolo della narrazione e dell’umorismo. Una delle idee alla base del film è infatti proprio quella di sfruttare il proverbiale mimetismo di Peter Sellers, attore in grado di trasformarsi costantemente in qualcosa di diverso da se stesso e molto abile nel gestire diversi registri. Nel film Sellers ha per questo tre ruoli (due dei quali che richiedono un camuffamento quasi completo): quello del generale, quello del presidente degli Stati Uniti e infine ovviamente quello del dottor Stranamore. I tre personaggi non sono quasi mai in scena nello stesso momento (ad eccezione di qualche sequenza con il Presidente e il dottor Stranamore), ma è il lavoro fatto da Kubrick su tre personalità così diverse ma interpretate dallo stesso attore nel medesimo film ad essere magistrale nel modo in cui riproduce anche visivamente la schizofrenia di un sistema dissociato persino da se stesso (oltre che dalla realtà fattuale delle cose).
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La sua attualità
In tempi di Presidenti che fanno a gara ad “avere il bottone più grande”, l’attualità de Il dottor Stranamore è lampante. Forse il film meno “imbrigliato” di Kubrick, sicuramente quello più libero e incontrollato, quello del 1964 è un capolavoro che però all’epoca non vinse nemmeno uno dei quattro Oscar cui era candidato. Un lavoro finalmente libero, in cui sono proprio i suoi interpreti a “salvare” il film dal giogo della forma, rendendolo una satira implacabile sull’ansia dell’atomica, realizzata solo due anni dopo la crisi dei missili di Cuba, che stava per essere la causa di una guerra nucleare. La pulsione di morte non è diversa dalla pulsione sessuale: entrambe sono follie personali che possono distruggere il mondo. E l’unica cosa che può salvarci dall’annientamento termonucleare dell’umanità è un errore fortuito del sistema.