Il leader del Movimento delle Sardine giustifica l’incontro con Benetton. “Mi avevano dato un posto accanto a lui a tavola, ma sono rimasto con i ragazzi”, glissa Santori.
Ha senza dubbio suscitato scalpore la foto che ritrae Mattia Santori, leader del movimento delle Sardine, al fianco di Luciano Benetton. Una foto che ha fatto da pretesto per attaccare il giovane, che non ha esitato a dare spiegazioni sull’accaduto, come si legge stamani sul Corriere della Sera. “La foto con Benetton è stata un’ingenuità perché ha offerto un assist a tutti quelli che non vedevano l’ora di screditarci. È stato un errore, prima o poi doveva capitare. Ma anche chi ci apprezza deve capire che non siamo infallibili. Io non ho nemmeno parlato con l’imprenditore. E a tavola mi avevano riservato un posto vicino a lui ma ho preferito rimanere in mezzo ai ragazzi. Noi quattro siamo andati a titolo personale, non in quanto rappresentanti delle Sardine. Capisco che altri non lo avrebbero fatto“.
“La botta che ci è arrivata è stata forte – prosegue Santori – . Ma ci è utile, ci mostra quali sono gli argomenti che si usano contro di noi. Non hanno ancora capito come farci davvero la guerra. Più del merito, di cui discuteremo senz’altro, ci piacerebbe che dal premier Giuseppe Conte ci arrivasse la richiesta di un incontro anche fisico. Per noi, a proposito di uso dell’immagine, avrebbe un grande significato. Darebbe la dimostrazione plastica che quattro giovani venuti dal nulla possono portare le loro istanze dentro Palazzo Chigi avviando un’interlocuzione con chi guida il governo“.
Lorenzo Donnoli, portavoce nazionale del Movimento delle Sardine, si unisce alle parole di uno dei suoi leader. E aggiunge: “La malafede sta in chi guarda quell’immagine e la strumentalizza. I ragazzi avranno peccato di leggerezza ma nessuno può pensare che le Sardine stiano con i poteri forti”. Inoltre Donnola parla di uno degli aspetti da toccare in un eventuale incontro con Conte. “Stiamo parlando delle politiche per il Meridione, spesso sbandierate da chi era al Governo ma mai attuate veramente. Il premier che è meridionale di origine sa bene che bisogna partire dalla parte più svantaggiata del Paese, quella è la priorità assoluta e su quella bisogna investire“.
Di Decreto Sicurezza, invece, parla un’altra sardina, Massimiliano Perna. Secondo quest’ultimo non è necessaria una abrogazione del decreto in toto, ma semplicemente una specie di opera di “taglio e cucito”, specialmente si un passaggio di essa. “Il Decreto Sicurezza per noi non va modificato, ma abolito. In particolare, la norma sulla confisca dei beni rischia di essere un regalo per la criminalità organizzata“. Santori ribadisce che “il confronto con il governo è importante“. Inoltre è previsto un lavoro intenso “per darci una organizzazione e uno statuto, che approveremo a Scampia a metà marzo, che ci consenta poi di interloquire con i partiti. La nostra scommessa rimane quella di continuare ad investire sul protagonismo civico dei cittadini di cui noi rappresentiamo semplicemente l’avanguardia“.
Infine Donnoli commenta le parole l’apertura da parte del Partito Democratico. Non solo il leader Nicola Zingaretti, ma anche i ministri Provenzano e Boccia hanno dato il loro endorsement. “Apprezziamo lo sforzo — dichiara Donnoli in tal senso — . Ora bisogna vedere come e fino a che punto si svilupperà il coinvolgimento della società civile e delle altre forze non partitiche. Noi rappresentiamo un nuovo modo di fare politica, da noi la gente si sente ascoltata. Questa è la sfida anche per il Pd se vuole davvero cambiare“.
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