In occasione dell’uscita su Netflix, dal 1° febbraio in poi, di una collezione dei lavori più belli di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli, ripercorriamo alcune delle tematiche cardine di questo vero maestro dell’animazione.
Quando si pensa al cinema d’animazione, molto istintivamente si pensa a un cinema semplice, di facile decodifica del messaggio, di storie magari profonde ma adatte allo sguardo privo di filtri e sovrastrutture dei bambini. Niente di più diverso dal cinema d’animazione “alto” del maestro giapponese Hayao Miyazaki, un regista che ha saputo fondere il bellissimo tratto animato (ma sempre rigoroso) dei suoi tanti protagonisti con la profondità stratificata e poetica dei suoi messaggi.
Dal 1984, e con l’uscita del suo lungometraggio d’animazione, ovvero Nausicaä della Valle del Vento, Miyazaki getta le basi di quelli che saranno gli elementi cardini e le tematiche portanti di tutto il suo cinema a venire, da quel momento in poi targato dal neonato Studio Ghibli (dal nome dell’aereo italiano della Seconda Guerra Mondiale, omaggio a sua volta di un vento caldo che soffia nel deserto del Sahara) e fondato assieme all’amico e produttore Takahata.
Nausicaa della valle del vento (1984), Laputa – Castello nel cielo (1986), Principessa Mononoke (1997), Il castello errante di Howl (2004)
Caposaldo dell’immaginario di Miyazaki, sin dai tempi dell’esordio con Nausicaa, ma poi anche in tutti i film successivi, sono senz’altro i mondi di cielo terra e mare (di lì anche i successivi Racconti di Terramare firmati dal figlio Goro) che si sfiorano e si fondono tra loro, espressione forte di un mondo della Natura che all’occorrenza è in grado di decidere dell’uomo e della sua vita, ma anche di aiutare.
Capace di immaginare scenari pazzeschi e panorami che affacciano sull’infinito stellato o su un mare esteso fin sul filo dell’orizzonte, l’universo di Miyazaki è un mondo in cui tutti i colori e gli elementi convergono, per dare vita a scenari immaginari e remoti (l’isola di Laputa che fluttua nel cielo o il castello errante di Howl), e abitati da creature leggendarie di ogni tipo: robot giardinieri, streghe, principesse, creature antropomorfe, e in generale personaggi in grado di fondere insieme la tempra reale a un universo fantastico, animati da forze e fragilità tutte umane, ma spesso forti, solitari, combattivi, in cerca di una loro indipendenza o vittime di una qualche “maledizione”, come le tante splendide e forti eroine femminili protagoniste o il profilo affascinante del maiale antropomorfo di Porco Rosso.
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Il mio vicino Totoro (1988)
Film per eccellenza sulla mancanza e sulla malattia, sulle “cose” tristi della vita opportunamente rischiarate da un guizzo di creatività, Il mio vicino Totoro e la sua sensibilità percettiva sono condensate tutte nella figura simbolica di un gigante peloso e accidioso che sprizza amore da ogni poro, un amico della fantasia grande e grosso, e in grado di lenire il dolore altrettanto grande di una mancanza come quella di una madre malata e lontana da casa (vicenda ispirata alla stessa autobiografia di Miyazaki). Ma è fortissimo qui anche il senso di crescita e responsabilizzazione affidato a due sorelle affiatate, costrette a fare affidamento solo sul loro amore reciproco e sulla loro toccante solidarietà.
Kiki, consegne a domicilio (1989), La città incantata (2001)
Storia per eccellenza di crescita e maturità, quella di Kiki, piccola strega dalla grande tempra e in volo verso la sua emancipazione e maturazione (attraverso il noviziato da strega in una città sconosciuta), è un coming of age tutto al femminile poetico e delicato che, ancora una volta, mette in scena tutti i topoi classici del cinema di Miyazaki e ne rilancia la strada ardua ma necessaria verso quella crescita e indipendenza che, a cavallo di una scopa, o ben saldi sulle proprie gambe, bisogna sempre fare pur di prendere consapevolezza dei propri doni e dei propri limiti.
Di soli due anni più “vecchio”, però, La città incantata (Premio Oscar al miglior film d’animazione nel 2003), condensa ancora meglio il percorso di crescita e responsabilizzazione attraverso la storia di Chihiro, immersa in una città incantata, piena di spiriti, di incantesimi e maledizioni, che dovrà farsi forza e coraggio per salvare i genitori e riportare lo stato di cose alla normalità. Film bellissimo e pieno di suggestioni e riflessioni (il capitalismo ingordo incarnato da vari personaggi del film, l’avidità umana nella sua forma più grottesca), La città incantata svela l’incanto della crescita e la corsa di quel treno solo andata che poi è la vita di ognuno di noi.
Porco Rosso (1992)
Figlio di un ingegnere aeronautico nonché proprietario di un’azienda di produzione aerei e nato nel 1941, la vita di Miyazaki è segnata da un rapporto forte ma controverso con la guerra e i suoi danni. Antimilitarista e strenuo pacifista, sostenitore di una politica libertaria, con Porco Rosso – il film in assoluto più politico di Miyazaki – e la storia di un maiale antropomorfo cacciatore di taglie e temibile presenza dei cieli, Miyazaki esprime tutta la sua bivalente relazione con gli aerei, il volo, e il loro uso.
Da una parte una grande passione e dall’altra la grande ossessione di percepirli come strumento del “male”, pericoli volteggianti con cui perpetrare una qualche dittatura – “meglio porco che fascista” come farà dire proprio al suo maiale dei cieli. Un film impegnato e bellissimo che fonde l’umana passione all’umana distruzione accorciando le distanze tra cielo, terra e mare.
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Ponyo sulla scogliera (2008)
Attraverso l’amicizia tra una pesciolina rossa e un bimbo di cinque anni, Ponyo sulla scogliera è storia di mondi che s’incontrano, si amano, e lavorano ardimentosi per trovare un loro equilibrio. Ancora una volta accentrato dal rapporto bello e conflittuale tra uomo e natura, Ponyo sulla scogliera recupera il valore della diversità, della distanza e lo trasforma nella capacità lieve di instaurare legami, profondi e sinceri, capaci di nuotare oltre i limiti e oltre le ostilità.
Si alza il vento (2013)
Il film più intimo e personale in assoluto, Si alza il vento condensa nel bellissimo personaggio di Jiro Horikoshi tutte le passioni e le contraddizioni della vita. Si alza il vento lavora attraverso un romanticismo ante litteram a mostrare le cose belle (il volo, l’amore) e quelle brutte (la guerra, l’odio) e le convoglia attraverso una suggestione visiva che ancora una volta mette al centro l’impegno, l’etica e la voglia di superarsi dei personaggi.
I voli, i pianti, la solitudine, l’unione che fa la forza, i mondi magici e fantastici, le emozioni reali e umane. La fragilità, ma anche la forza, e la bellezza di uno sguardo che avvolge tutto e tutti, rianima la vita attraverso la poesia dei sentimenti e supera gli ostacoli con l’intemperanza della forza di volontà. Sospesi ed erratici, i mondi di Miyazaki sono luoghi bellissimi da difendere e per i quali lottare, luoghi incantati o maledetti in cui muoversi per diventare grandi, prendere consapevolezza del mondo e cercare di farne parte difendendo le buone “cause” dalle cattive “intenzioni”.
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