Coronavirus, storie di cinesi a Milano: “Facciamo più paura dei terroristi”

Fan Zhang e Roberto Dong sono due ragazzi di origini cinesi cresciuti a Milano. Ma la paura dell’epidemia li rende “diversi” agli occhi della gente.

cinesi a milano

L’epidemia del Coronavirus sta facendo grandi danni in giro per il mondo. In particolare, ovviamente, in Cina, dove sono migliaia le persone infette con centinaia di morti. Ma a pagarne le conseguenze rischiano di essere anche i cinesi trapiantati ormai da anni nel nostro Paese. Anche con il rischio di una campagna – volontaria o meno – di disinformazione, gli uomini di origini orientali che vivono in Italia da tempo potrebbero iniziare a vivere in maniera molto complicata.

E su un reportage apparso stamani su La Stampa si leggono le parole di Fan Zhang. Lui gestisce un ristorante nella Chinatown di Milano, ma non perde tempo a lanciare un allarme. “Sono andato a fare la spesa. Diciamo una spesa straordinaria. Ho comprato viveri e altri prodotti di prima necessità per almeno un mese. Non è che temo la carestia, ma ho paura che tra qualche giorno non ci facciano neanche più entrare nei supermercati. Non voglio dire che gli italiani sono razzisti, ma sul virus stanno circolando troppe false notizie. Se gli orientali chiedono informazioni, la gente si protegge naso e bocca, noi cinesi ci troviamo anche le porte dei market sbarrate. Tanta gente qui è già chiusa in casa ma se la situazione non migliora, se non si trova subito un vaccino e se il contagio si estende ancora, il pericolo è che non possiamo più andare in giro. Già in questi giorni molte persone si allontanano quando ci incontrano per strada. Sui social ci insultano, nella realtà capitano situazioni incredibili“.

La Chinatown milanese rischia di svuotarsi – meteoweek.com

La testimonianza dei cinesi in Italia

Alle sue parole si aggiungono quelle di Roberto Dong, 20enne nato in Toscana ma ora residente a Milano. Il fatto che sia nato e cresciuto in Italia non lo “salva” dagli sguardi impauriti e dalla psicosi che si sta diffondendo dalle sue parti. “So già quello che succederà, è da giorni oramai che questa situazione mi si ripete quasi identica. Non voglio dire che gli italiani sono razzisti, ma su questo virus stanno circolando troppe informazioni sbagliate. Ed ecco il risultato: in metropolitana la gente si alza, tanti mi guardano terrorizzati. Gli sguardi tradiscono le persone: nessuno vorrebbe farmi sentire a disagio, ma la paura si legge sugli occhi di tutti. In libreria ho notato subito di avere tanti occhi addosso. C’erano due ragazzi che studiavano e uno dei due si è allarmato appena ho varcato la soglia dell’ingresso. Mi ha seguito con lo sguardo in tutti gli spostamenti. Tra i libri e il bistrot c’erano dei tavolini liberi, ma ho avuto paura a sedermi. Temevo davvero che mi mandassero via. Ma alla fine è andata bene, perché i due anziani si sono messi a chiacchierare con me“.

Nel corso del reportage, si fa un giro per le strade principali di Milano insieme a Roberto. Quest’ultimo si accorge subito che lui, così come tanti altri cinesi – anche solo di origine – sono visti e vissuti in modo diverso rispetto a qualche giorno fa. E così, in un viaggio in cui si attraversa corso Como, si approda alla stazione Cadorna e si transita per piazza Gae Aulenti, è possibile fare quasi un esperimento sociologico. La gente di Milano ha paura che il Coronavirus possa transitare, attraverso una persona infetta, a pochi centimetri da sè. E allora ecco che Roberto prova a prenderla con ironia, esclamando una frase che purtroppo rappresenta lo specchio dell’Italia che legge e ascolta notizie sul Coronavirus. “Un cinese in questi giorni fa molta più paura di un terrorista“. E purtroppo sembra essere così…

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